del Cardinale José Saraiva Martins
Giovanni Paolo II è stato beatificato il 1° maggio 2011. L’evento che ha rallegrato il mondo intero non sta dietro di noi, come fatto già avvenuto, ma come celebrazione che sta davanti a noi e deve guidare i nostri passi verso il futuro.
Il Papa che tutto il mondo ha amato e continua giustamente ad amare è stato non solo un papa mondiale, ma anche e soprattutto un papa europeo.
Ha portato sulle spalle la storia dell’Europa nazionalsocialista e comunista; l’Europa della guerra fredda; l’Europa dei muri.
Lui, Papa <venuto da lontano>, ha operato incessantemente per abbattere i regimi totalitari ed aprire le porte delle nazioni alla solidarietà, alla giustizia e alla pace.
Ha sofferto il Papa europeo soprattutto quando nel preambolo della carta europea le <radici cristiane> del vecchio continente sono state volutamente dimenticate.
Questa durezza di cuore dei politici europei lo ha seriamente turbato.
Non riconoscere il proprio passato vuol dire non sapere e non volere costruire il futuro.
L’auspicio è che la sua solenne beatificazione apra anche la porta della verità storica.
L’Europa o è cristiana e non è più Europa.
Soprattutto oggi, con l’ondata di anime che cercano nel vecchio continente lavoro, libertà, progresso e pace, aprirsi al futuro, vuol dire custodire gelosamente il passato e condividere insieme una storia antica che conserva nella fede tutto il sapore della vera libertà.
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