Ecco come una notizia riguardante un’operazione di polizia può contenere un profondo messaggio di legalità
di Gian Luca Berruti
Fra i molteplici argomenti inerenti al contrasto delle frodi all’Unione Europea, è dato certo il fatto che i cittadini europei ancora troppo poco conoscono della materia e, proprio per questo, ancor meno sanno degli sforzi che l’Ufficio Europeo per la Lotta Anti-frode (OLAF) compie in questo settore - in collaborazione con le Forze di Polizia degli Stati membri - molto spesso arrivando a risultati operativi di grande importanza.
Questi stessi risultati, è bene sottolinearlo, oltre a salvaguardare le “casse” dell’Unione consentono di far risparmiare ai cittadini europei milioni e milioni di euro i quali, senza un’adeguata azione d’intelligence, finirebbero dritti nelle tasche di truffatori senza scrupoli (e ce ne sono moltissimi).
Il problema delle frodi comunitarie è annoso, oltre che diffuso in larga parte dell’Unione, questo perché cospicui sono i fondi che l’Unione Europea mette a disposizione al fine di promuovere, rilanciare o sostenere le attività produttive ed imprenditoriali poste in aree economicamente depresse ma non solo, anche i finanziamenti destinati alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica, com’è giusto che sia, trovano largo credito nelle politiche di sviluppo della U.E.
Ovvio che mettere le mani su questi fondi, magari costituendo un impianto produttivo esistente solo sulla carta o, nella migliore delle ipotesi, ricavato all’interno di un immobile fatiscente con macchinari ormai buoni solo per la rottamazione, può voler dire ottenere molto denaro con il minimo sforzo.
Com’è facile intuire, dunque, questo “campo truffaldino” si presenta come particolarmente “lucroso”, mentre ben più difficilmente si riesce solo ad immaginare quali e quanti siano gli artifici e i raggiri documentali che soggetti senza scrupoli riescono a mettere in atto pur di arrivare ad ottenere finanziamenti che hanno spesso importi a sei zeri.
Le indubbie professionalità che le Polizie europee hanno maturato nel campo, tuttavia, sono oggi sufficienti a garantire un’adeguata opera di controllo e repressione di queste fenomenologie di criminalità economica, basti considerare che per l’Italia è la Guardia di Finanza (Corpo di polizia economico-finanziaria per eccellenza) ad occuparsi in via prioritaria di tali e così complessi reati, ma il raccordo con il “centro” cioè la Commissione Europea - o per meglio dire con il suo “strumento” più efficace per questo settore (l’OLAF) - rimane comunque fondamentale se si vuol proseguire sulla scia degli ottimi risultati già raggiunti e far si che, in un prossimo futuro, le frodi comunitarie diventino solo episodi sporadici.
Un buon investigatore, pur utilizzando strumenti ed esprimendosi attraverso diversi canali, deve saper essere anche un buon comunicatore affinché si realizzi quello che si può definire come un “ponte” fra il mondo investigativo e quello della Pubblica Opinione internazionale; a maggior ragione visto che poi sono i cittadini che attraverso le loro tasse permettono all’Unione ed ai suoi Organi di funzionare al meglio per un fine comune che vuole un’Europa sempre più forte e sempre più presente in uno scenario planetario caratterizzato da una forte competitività economica, scientifica e sociale.
Desidero allora esporre ai lettori di questa rivista un episodio che, oltre a dare una grande soddisfazione professionale sul piano investigativo, ne ha regalato un’altra sul piano comunicativo proprio perché la gente sembra finalmente cominciare a comprendere la complessità del problema.
Questo il fatto: un importante bando internazionale della Commissione Europea, che intendeva promuovere la partnership di aziende operanti in più Paesi dell’Unione, aveva destinato qualcosa come 53 milioni di euro a progetti destinati alla ricerca scientifica.
Un’associazione truffaldina, al cui interno hanno agito a vario titolo ben 23 soggetti, era riuscita ad impadronirsi dei fondi in questione realizzando una lunga serie di artifici documentali attraverso i quali aveva dimostrato sia la collaborazione tra le diverse società, sia l’importanza dei progetti di ricerca scientifica che venivano finanziati utilizzando la rendicontazione di spese inesistenti o “gonfiate” ad arte con l’impiego di falsa documentazione contabile, relativa a società italiane ed estere, sino all’inserimento in rendicontazione, in veste di “ricercatori”, di persone inesistenti o addirittura ignare.
Inesistenti anche le società coinvolte nel progetto e che gli abili ideatori della truffa avevano “cartolarmente” collocato in Inghilterra, Francia, Grecia, Austria, Svezia, Slovenia e Polonia.
Nel 2008, però, proprio l’OLAF aveva fatto partire una dettagliata segnalazione, riguardante raggruppamenti transnazionali di Enti (pubblici e privati) nonché di imprese, beneficiari di finanziamenti erogati direttamente dall’Unione Europea nel settore dell’innovazione tecnologica e della ricerca.
Tale segnalazione fu dunque girata al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano il quale, operando in stretto contatto con il II Reparto – Relazioni Internazionali del Comando Generale del Corpo, ha avviato una lunga indagine grazie alla quale è stata dimostrata l’inesistenza dei progetti finanziati (che avrebbero dovuto riguardare diversi settori come la Sanità, l’Università, La Pubblica Aministrazione e la Sicurezza Stradale), smascherando così i responsabili ed inchiodandoli alle loro pesanti responsabilità penali.
Superfluo aggiungere che la vicenda ha incontrato una vasta eco nei mezzi di comunicazione di massa, vuoi per l’importo della frode, vuoi per le modalità con cui è stata perpetrata ma, soprattutto, per il modo con cui la stessa è stata rappresentata a media avvalendosi di resoconti e metodologie caratterizzati ed impreziositi da tutte quelle ‘nozioni’ frutto di anni di seminari e di impegno della Rete dei Comunicatori dell’ Olaf (OAFCN).
L’invio di immagini audiovisive realizzate direttamente dal Reparto della Guardia di Finanza che ha condotto l’operazione (secondo una più che mai attuale interpretazione della comunicazione istituzionale definita come “proattiva”), in particolare, ha fatto il resto, interessando i destinatari del servizio (i giornalisti) oltre che a rendergli più semplice e quindi efficace il lavoro.
Il volume e la qualità del “prodotto comunicativo” così ottenuto, nato da un puro scambio di informazioni per fini investigativi, ha così generato il massimo dei risultati ed è proprio questa la direzione in cui continuare a muovere per il futuro per fornire, oltre al dato di cronaca, un messaggio di legalità.
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