di Lorenzo Pisoni
Ceuta e Melilla, rispettivamente 74.000 e 68.000 abitanti, sono due città spagnole situate nel Nord-Africa, circondate dal Marocco, situate sulla costa del mar Mediterraneo vicino allo stretto di Gibilterra.
Per i migranti provenienti dall'Africa sub-sahariana, Ceuta e Melilla hanno rappresentato per tutti gli anni Novanta del XX secolo le porte d'ingresso per la Spagna e l'Unione europea. Per questo le due città sono state separate dal territorio marocchino da una doppia rete metallica alta inizialmente tre metri e poi raddoppiata a sei, lunga 9,7 km intorno a Ceuta e 8,2 km a Melilla, costruite rispettivamente nel 1997 nel 1998. Nell'estate e nell’autunno del 2005 si registrarono massicci assalti alle reti.
La storia delle due enclave spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco è molto variegata. I Fenici cominciarono installando una colonia commerciale a Melilla, chiamata allora Rusaddir, mentre i Greci occuparono Ceuta. Più tardi le due città, ognuna delle quali è dotata di un porto naturale, cadranno a volte nelle mani dei Romani e a volte dei Cartaginesi, durante le guerre puniche. Vi si installarono poi i Romani, e le battezzarono con nomi latini: Septem Frates per Ceuta e Flavia per Melilla.
Alla caduta dell’impero romano, i Vandali di Genserico trasformarono Ceuta in una piazzaforte dell’impero bizantino, poi le due città passarono sotto l’influenza dei Visigoti. E quando i musulmani si lanciarono alla conquista della Penisola Iberica, Ceuta servì loro da trampolino, e di Melilla, o “Mlila”, i conquistatori arabi ne faranno un punto di partenza per le truppe berbere da inviare a Al-Andalus. Melilla passerà da un califfato ad un altro, fino a quando non sarà occupata dalle truppe spagnole del duca di Medina Sidonia, comandate da Pedro de Estopinan e Francisco Ramirez di Madrid (1497).
Ceuta, passata da una occupazione ad un'altra, scelse la Spagna quando questa si separò dal Portogallo (1640). Da quel momento, gli Spagnoli sono riusciti a mantenere sempre Ceuta e Melilla.
Uno dei più vigorosi sultani alaouiti, Moulay Ismail, che era riuscito a strappare agli inglesi e agli spagnoli le città di Tangeri, Larache e Asilah, pose sotto assedio Ceuta per un quarto di secolo (1699-1724). Invano. Uno dei suoi successori, Mohammed II, tentò a sua volta di riprendere Melilla nel 1775, ma senza maggiore successo.
Sottoposte da allora a implacabili assedi da parte delle tribù vicine, le due città si attrezzarono a resistere agli attacchi. Trasformate in presidi spagnoli Ceuta e Melilla riuscirono sempre a resistere agli assalti.
Nel 1995, lo Stato spagnolo accordò a Ceuta (19 km quadrati) e Melilla (12,3 km quadrati) lo statuto di autonomia. In altri termini, i due ex presidi diventano delle entità territoriali, dotate di autonomia legislativa e di larghe competenze esecutive. Nel 2002 l’intervento dell’esercito spagnolo per allontanare le unità delle forze dell’ordine marocchine che si erano impossessate dell’isola Leila costituì un segnale chiaro per il Marocco: la Spagna non voleva lasciarsi sfuggire le due città che occupava da tanti secoli, nelle quali è però cresciuta la popolazione musulmana.
Secondo i dati dell’Istituto spagnolo di statistica, nel 2008 il 34% dei nuovi nati a Melilla aveva una madre musulmana (un po’ più di un secolo prima, figurava un solo musulmano, un cameriere originario di Casablanca, nei registri della Municipalità di Melilla). Così il tasso di fecondità a Ceuta e Melilla, con una media di 4,5 figli per donna, risultava largamente superiore a quello della Spagna (1,4 figli), ma anche a quello del Marocco (2,5 figli). E sul totale degli abitanti di Melilla, più della metà (37.000) sono musulmani. Quanto a Ceuta, la percentuale della popolazione musulmana è del 41% in una città.
Nel 2005, un reportage del quotidiano spagnolo El Pais ha citato un rapporto elaborato dal Centro nazionale di intelligence (CNI), che pronostica una schiacciante maggioranza di abitanti musulmani nelle due enclave entro il 2020. Lo stesso rapporto segnalava tuttavia che solo il 10% dei residenti musulmani delle due città sono filo-marocchini, mentre il 40% restano legati alla Corona spagnola. Un segnale incoraggiante per gli Spagnoli.
Ancora oggi le due città mantengono l’aspetto di città europee, anche se a pochi passi il Marocco rappresenta tutto un altro ambiente.
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