di Federica Polidoro
La Fondazione Giuliani cresce. Con l’inaugurazione di Once upon a time a clock-watcher during overtime hours se n’è avuta prova evidente. In un solo anno ha conquistato una posizione di tutto rispetto nel panorama romano ed è diventata un must per ogni appassionato di arte contemporanea che si rispetti. Il turco Ahmet Ogut, già ospite della galleria con un video nella collettiva Mutiny Seemed a Probability, espone stavolta in una personale. Oltre ai ready-made creati attorno ai pezzi della collezione (Marina Abramovic, Giovanni Anselmo, Carl Andrè, Peter Coffin, Joseph Kosuth) ha aggiunto lavori personali destinati specificatamente all’occasione. A sancire il successo dell’evento l’ulteriore iniziativa di accompagnare i visitatori in un tour guidato dall’artista all’interno dello spazio. Le opere, molto semplici, sono per lo più oggetti della vita di ogni giorno il cui significato è rimesso in discussione dalla modalità e dal contesto espositivi. Il giovane artista propone testi visivi che invitano lo spettatore a considerare l’opera d’arte sotto molteplici letture. Nel lavoro di Ogut si evidenzia un reiterato interesse in questioni come il tempo, le strutture sociologiche e i meccanismi di sorveglianza e controllo. Nel collage in 16 mm Wikipolis sovrappone a un estratto di Metropolis di Fritz Lang l’immagine di un ex bunker nucleare di Stoccolma che ospita ora 8000 server due dei quali appartengono a WikiLeaks. L’istallazione interattiva River Crossino Puzzle trasforma un classico indovinello infantile in una questione politica espressa in maniera ludica. In My Spy Desk gli spettatori della mostra diventano protagonisti involontari.
Il merito della riuscita della preview va anche alle raffinate capacità della curatrice Adrienne Drake e all’efficace comunicazione dell’ufficio stampa Elena Bari. Intorno all’evento, infatti, non si sono raccolte solo un cospicuo numero di persone, ma una collettività varia e particolarmente interessante. Ragione in più per non perdere i prossimi appuntamenti. Presente per l’occasione anche Achille Bonito Oliva.
La mostra continuerà fino al 23 luglio
Ahmet Ogut è nato a Diyarbakir, Turchia, nel 1981 e risiede attualmente ad Amsterdam. Nel 2011 ha vinto il Volkskrant Art Prize. Tra le sue ultime personali ricordiamo Stones to Throw, Kunsthalle Lissabon, Lisbona, Underestimated Zones, Laumeier Sculputure Park, St Louis, Speculative Social Fantasies, Artspace Visual Arts Centre, Sidney. Tra le collettive figurano Performa 09, New York, la 5? Biennale di Berlino e la 9° Biennale internazionale di Istanbul. Nel 2009 ha rappresentato la Turchia alla 53° Biennale di Venezia con Banu Cennetoglu.
La Fondazione Giuliani è opera del famoso notaio romano Giovanni Giuliani. Collezionista per passione dal 1997 ha accumulato un tale numero di opere che non avendo più spazio né presso lo studio dove esercita la professione (e dove peraltro espone le opere a rotazione), né nella casa dove vive, ha deciso di mettere a disposizione della collettività quello di cui disponeva come privato. Così dopo aver fondato nel 2005 con Stefano Sciarretta (Nomas Foundation) MACRO Amici, ha finanziato il restauro di uno spazio nel quartiere di Testaccio e ha iniziato l’avventura di una Fondazione a suo nome. Continua a comprare opere privatamente. La sua Fondazione svolge unicamente attività espositiva e quindi culturale.
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