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Informazione, sempre più stretta tra audience e diritto di cronaca

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di Gino Falleri
Albert Camus, un intellettuale francese e premio Nobel per la letteratura, era solito affermare, essendolo lui stesso, che il giornalista è lo storico dell’istante. E lo è, pur con le difficoltà che incontra per dare corpo al duplice diritto di informare ed essere informati. Tuttavia gli eventi, i fatti, le situazioni, che avvengono o si creano ogni giorno nel mondo, per essere portati all’attenzione della gente debbono essere “notiziabili”, come ha scritto Giovanni Mantovani nella “Antica Bottega Informazione”. Sollecitare l’interesse di una pluralità di soggetti. In caso contrario vanno nel dimenticatoio.
Se notiziabili hanno un ordine di precedenza, secondo la loro importanza: se sono per esempio “continuing news” richiedono un trattamento nel tempo. Una regola che i redattori addetti al desk delle agenzie ben conoscono e sanno come adeguatamente comportarsi. Alle volte può anche accadere che qualche evento venga enfatizzato oltre misura. Specie quando se ne appropriano le televisioni nazionali che vanno per la maggiore. Allora una miriade di esperti discettano e impartiscono lezioni universitarie ai telespettatori e non sempre l’obiettività è collocata al giusto posto. Non tutti ricordano quanto ha scritto sull’argomento Brent Cunningham, redattore senior della rivista di giornalismo della Columbia University.
Di  eventi, fatti e situazioni “notiziabili” dall’inizio di quest’anno, bisestile per giunta, ce ne sono stati più di uno. Tutti di notevole caratura. Soprattutto quelli legati all’Unione europea, all’altalena dell’euro, ai saliscendi delle borse continentali, alla speculazione internazionale ed alle pagelle delle agenzie di rating, che promuovono o bocciano e per i loro giudizi non rispondono a nessuno. Anche se si deve registrare l’iniziativa di un sostituto procuratore della procura della Repubblica di Trani che ha messo sotto inchiesta gli analisti della sede italiana di Standard & Poor’s. Per via delle loro analisi la Francia ha perso la triplice A, costituendo un danno per Sarkozy, che ha le elezioni alle porte. Spagna, Italia, Cipro, Belgio, Irlanda e Slovenia a loro volta sono state declassate dalla Fitch creando così un ulteriore caos e diffidenza.
Sempre notiziabili sono stati gli incontri internazionali del presidente Monti per illustrare all’Unione europea quali iniziative ha adottato il governo da lui presieduto per rimettere in regola il bilancio pubblico. Per fornire una immagine diversa da quella descritta dalla stampa estera, soprattutto anglo-tedesca. E sempre sulla stessa lunghezza d’onda quanto sta accadendo nell’Ungheria, dove la libertà di manifestare il proprio pensiero è in pericolo nonostante le prese di posizione della Fnsi e della Fej. E’ interessante ed educativo sulla libertà di informazione l’ultimo rapporto di Reporter sans frontiéres. Noi italiani alberghiamo al 61° posto. Avanti a noi Francia, Spagna e Romania.
Per completare il quadro si può aggiungere, poiché non sembra abbia finora ricevuto il dovuto risalto, la retroattività dell’addizionale regionale sulle retribuzioni e pensioni per colmare le voragini che presentano i bilanci della sanità. E come sia gestita la sanità lo possono constatare ogni giorno sulla propria pelle gli italiani. La maggior parte delle regioni non sono virtuose, spendono e spandono le risorse pubbliche sovente per iniziative alquanto discutibili, e tanto meno il Lazio. La retroattività lascia perplessi, come sicuramente saranno respinti i possibili ricorsi delle Associazioni dei consumatori. L’imposizione fiscale non lo può essere,  ma l’hanno avallata Pdl e Pd, i due maggiori partiti. Alle elezioni del 2013 dovranno giustificare molte cose. Comunque è una macroscopica violazione della Carta costituzionale.
C’è un fatto di cronaca ultra notiziabile che ha avuto e sta avendo grande risalto giornalistico rispetto agli altri. Costituisce purtroppo anche una pagina negativa per l’immagine dell’Italia, è spunto per barzellette e per far dire a “Der Spiegel” che siamo un popolo di codardi. Un giudizio ingeneroso ed ingiusto che ha spinto il governo, tramite l’ambasciatore a Berlino, Michele Valensise, a scrivere una lettera di protesta per difendere l’onore italiano, apprezzata dalla presidenza della Repubblica, sempre molto cauta nei suoi interventi e giudizi. I tedeschi che hanno massacrato mezza Europa nel secondo conflitto mondiale - si sono macchiati ovunque di orrende rappresaglie, Lidice, Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema insegnano - non hanno il senso della misura. A loro carico, oltre ad Auschwitz e Birkenau, si può anche ricordare l’episodio di Belja Cerkov dell’agosto 1941. Hanno fatto fucilare 90 orfani ebrei, bambini da pochi mesi a 7 anni. L’ordine è stato del maresciallo Walter von Reichenau, comandante della 6a Armata.
E’ il naufragio della “Costa Concordia”, un colosso del mare impiegato per crociere, a tenere banco, alla stessa maniera di Avetrana, Cogne, Garlasco e Brembate. Per la sua dinamica, per le omissioni della linea di comando, su cui sta indagando la competente Procura, e le vittime, il fatto ha avuto ed ha grande spazio sui quotidiani e nelle televisioni. Nella sua navigazione lungo le acque del Tirreno, e per giunta sotto costa per il cosiddetto inchino, si è imbattuta in uno scoglio sommerso della secca delle Scole, che le ha aperto uno squarcio nell’opera viva.
Il naufragio, paragonato con molta fantasia a quello del Titanic, ha fatto il giro del mondo e ha avuto il suo rilievo nelle prime pagine dei più diffusi quotidiani del mondo, come ha messo in mostra l’inserto allegato al numero 932 di “Internazionale”. Ha pure ripubblicato un articolo di Clément Lacombe  dall’emblematico titolo “L’Europa in serie B” apparso su Le Monde. E che l’Unione europea sia in serie B lo attestano giorno dopo giorno una serie di segnali. Il primo, il più importante, la politica della cancelliera Angela Merkel che ritiene di avere il bastone di comando dell’Unione, di  essere insindacabile nella politica economica e di poter inviare tecnici per sostituirsi al legittimo governo greco. Per ragioni di bilancio. Incredibile.
Il telespettatore è diventato così il soggetto passivo di un bombardamento di interpretazioni, notizie, testimonianze e sermoni moralistici da spingerlo ad usare anche il telecomando per cambiare canale. Un disastro in mare, con le sue vittime, trasformato in uno spettacolo per fare audience. I processi, o gl’interventi degli esperti, si fanno nelle opportune sedi ed in questo caso sono i tribunali. E’ vero che esiste un codice di autoregolamentazione che si deve osservare nei programmi televisivi con il quale si mettono dei paletti ai processi show. Non si ha alcuna notizia se le norme concordate siano state rispettate e se qualche conduttore sia stato sanzionato.
Il decreto “Salva Italia”, come la seconda manovra del governo Berlusconi, ha stabilito che i consigli degli ordini professionali non potranno più essere giudici disciplinari. Deve essere un altro organo, terzo e snello mentre deve essere minoritaria la presenza dei rappresentanti della categoria professionale. La Carta dei doveri del 1993 nei suoi principi afferma solennemente che il giornalista è super partes e lo dovrebbe essere anche quando esercita il potere disciplinare. La pubblicità è vietata dall’indicata Carta. Ebbene, per due passaggi pubblicitari si prendono sei mesi di sospensione mentre per far comparire per mesi sui titoli di coda di autorevoli trasmissioni televisive che si indossano abiti o camicie di note case di moda, o marche, si riceve invece un buffetto.
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