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Figli d'Europa - Nati con la CEE e pronti ad un tuffo nel buio

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di Emma Evangelista
Faccio parte della generazione Europa: sono figlia di un sogno che porta il nome di Altiero Spinelli e di tanti che dopo di lui hanno stilato trattati e accordi come quello di Roma. Sono cresciuta passo a passo con la CEE, ho attraversato il Vecchio Continente viaggiando con la carta d'identità e non col passaporto, ho mandato in pensione le lire e ho pagato con gli euro in tutti i Paesi dell'Unione, posso frequentare le università e lavorare ovunque; guidare con la mia patente per tutte le autostrade dalle colonne d'ercole fin sul tetto del mondo, oppure accedere a finanziamenti per i giovani e le nuove imprese a impatto zero. Eppure oggi a trentacinque anni mi dicono che questo sogno vacilla. La parola che oggi contraddistingue la politica economica europea è spread: l'incubo della BCE e dei Paesi membri, sembra non siano più le nazioni a controllare la crisi ma le agenzie di rating. Se negli anni Cinquanta a Roma Giulio Andreotti siglava accordi per il futuro economico del Paese e del Continente (Trattati di Roma) oggi il premier Mario Monti è costretto ad un pellegrinaggio mensile, siamo al terzo viaggio istituzionale dall'inizio del mandato, per riuscire a controllare la voglia di alcuni premier di fagocitare le altre nazioni e soprattutto l'Italia. Da nazione che ha dato i natali nobili a questo progetto con l'idea di Altero Spinelli di una Europa libera e unita, oggi siamo considerati alla stregua dei fanalini di coda, senza peraltro motivi concreti, visto che la nostra nazione è uno dei pochi stati ad avere risorse concrete, come ad esempio, il patrimonio artistico che potrebbe di gran lunga bastare come garanzia per qualunque tipo di debito pubblico. Oggi ci raccontano che per colpa della crisi molti vorrebbero rinunciare a questo sogno. Qualcuno paventa che la Germania stia addirittura  ristampando marchi. Ma siamo davvero pronti a ricostruire le frontiere tra gli stati d'Europa? Mentre questa fase di crisi economica squarcia il Continente una proposta contempla l'acquisto di eurobond, moneta virtuale e investimento dell'europa unita. Ma gli eurobond non convincono, molti ricordano al vicenda degli ECU, la prima moneta virtuale dell'europa unita. Un 'fallimento' per tutti coloro che hanno investito e convertito dalle lire, ottenendo meno profitti di quanto separato, se non perdite. Ma prima di riuscire ad acquistare buoni europei, bisognerebbe interrogarsi su quanto davvero ci si sente europei, nonostante siamo abituati ad esserlo. In Italia la situazione è complessa anche all'interno della stessa penisola: dopo 150 anni continuiamo a dibattere sul valore del patriottismo, della bandiera e della sperequazione nord /sud che ci contraddistingue. Al botteghino cinematografico in queste settimane spopola il film Benvenuti al Nord, sequel del fortunato Benvenuti al Sud che mette alla berlina le differenze e i luoghi comuni sugli italiani. Per fortuna il copyright di questo film è francese, anche i 'cugini' hanno gli stessi problemi, così come gli spagnoli separatisti. Se le differenze di lingua e cultura tra i Paesi membri li diversificano, perlomeno le differenze interne ci accomunano con gli altri Paesi dell'Unione anche se è una magra consolazione e sopratutto non basta a tenere insieme una federazione dai mille volti e dalle poche risorse.
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