di Gianfranco Grieco
La notizia merita di essere ripresa e riproposta alle coscienze di quanti giocano con la vita. Sono in crescita gli obiettori di coscienza. Ginecologi e personale sanitario si rifiutano di prestare la loro opera a donne che chiedono di abortire. Questa decisione da parte di molti, dicono, rischia una attuazione parziale di una legge dello Stato italiano approvata dopo lunghe battaglie, ma da noi considerata iniqua perché permette l’uccisione di esseri umani innocenti.
Il quadro dipinto dalla "Relazione sulla attuazione della 194 del 1978" parla chiaro: i ginecologi obiettori di coscienza sono passati a livello nazionale dal 58,7% nel 2005 al 69, 2% nel 2006, al 71,5% nel 2008. Questi gli ultimi dati disponibili. Parallelamente gli anestesisti sono passati dal 45, 7% al 52, 6%. Il personale non medico dal 38, 6% al 43,3%. Le percentuali di obiettori tra personale medico e non, sono più marcate al sud rispetto alla media nazionale. Tra i ginecologi l’obiezione raggiunge l’85,2% in Basilicata; l’83,9 in Campania; l’82, 8 in Molise e l’81,7 in Sicilia. Tra gli anestesisti, il 77, 8 % in Molise; il 77, 1 in Campania e il 75, 7 in Sicilia. Tra il personale non medico arriva all’87% in Sicilia e all’82 in Molise. In alcune realtà esistono aziende ospedaliere prive dei reparti di interruzione della gravidanza, perché l’obiezione è scelta della totalità del personale, anche se la legge prevede che l’ente ospedaliero si faccia comunque carico di provvedere e di rispondere alla richiesta della donna che vuole abortire. Cosa fare? Secondo noi, a chi dice che bisogna rispettare la legge, occorre rispondere che bisogna anche rispettare gli obiettori. Non si può imporre nulla! Se in coscienza un medico è contrario all’aborto bisogna rispettare la sua scelta.
Si vada da chi la pensa diversamente. E se non si trova perché in coscienza, si sceglie la vita, allora, dopo meditata riflessione, si inviti chi vuole abortire a scegliere la vita.
Se le cifre degli obiettori hanno un peso, allora, si traggano le conseguenze: si lavori anche nell’altra direzione convincendo a non abortire quelle donne accompagnate o costrette a farlo.
L’aborto non è un diritto. E’ un dramma ed ogni dramma và evitato sempre, con tutti i mezzi necessari per sconfiggerlo.
Non bisogna essere radicali al riguardo, ma vigili, attenti, premurosi, longanimi, misericordiosi, perché vinca sempre la vita!
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