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Crisi turco-siriana: segnali di distensione

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di Sebastiano Russo
La Siria da diversi mesi è nell’occhio del ciclone per la repressione armata in danno del suo stesso popolo.
Dopo aver subito il richiamo dei principali ambasciatori esteri dal suo territorio, tra cui anche il nostro Ambasciatore a Damasco, Achille Amerio, la Siria inizia a cedere sotto il peso della diplomazia internazionale che condanna senza mezzi termini le violenze perpetrate dal regime di Damasco.
Nonostante le proteste internazionali, il leader siriano Bashar al- Assad  continua a soffocare nel sangue ogni cenno di ribellione del suo popolo.
Damasco si trova così sempre più isolata nello scenario politico internazionale, appoggiata solo da Cina e Russia che hanno fatto valere il loro diritto di veto alla risoluzione dell’ONU che condannava la repressione del regime. 
Dal 22 Giugno inoltre Assad deve fare i conti anche con la vicina Turchia che si è vista abbattere un caccia F-4 dalla contraerea di Damasco. Vistasi attaccata militarmente, Ankara ha mostrato i muscoli all’ex alleata Damasco schierando lungo il confine Turco-Israeliano le sue truppe di terra pronte all’azione.
Nel contempo la Turchia ha fatto valere la sua posizione di diritto all’interno della NATO denunciando l’aggressione subita ad opera della Siria come una vera e propria azione di guerra contro uno Stato membro alla quale deve seguire una reazione corale di tutta l’alleanza atlantica.
La NATO ha condannato l’episodio ed intimato al regime di Assad che non saranno più tollerati episodi simili.
Sempre più isolato nello scenario internazionale, Assad ha rilasciato un’intervista al quotidiano turco “Cumhuriyet” nella quale ha deplorato al “100 per cento” l’episodio ed ha spiegato che «il jet stava volando in un corridoio aereo usato tre volte in passato dalle forze israeliane». «Sarei stato felice se il jet abbattuto fosse stato israeliano».
Ora si attende la risposta del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan che ha più volte denunciando la repressione del regime siriano nei confronti del suo popolo ed ha aperto le frontiere ai rifugiati siriani in fuga dalle violenze.

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