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La cultura ellenistica nel Lazio meridionale

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di Pier Giorgio Monti (*) 
“Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio”: il ruolo ricoperto dall’incontro e dal successivo assorbimento della cultura greca nell’antica Roma è noto. Con la conquista dell’Oriente ellenistico e della stessa Grecia, avvenuti nel II secolo a.C., Roma aveva non solo ingrandito i suoi possedimenti territoriali e arricchito in misura enorme la classe dirigente romana. Aveva bensì emancipato culturalmente tutti quelli che, in qualche modo, erano venuti a contatto con l’enorme patrimonio culturale d’oltremare. Mi riferisco non solo agli intellettuali dell’epoca ma anche ai semplici militari, ai mercanti e alla gente comune che per motivi diversi venivano in contatto con il mondo greco-ellenistico. Anche nel Lazio meridionale, in particolare a Fregellae, gli effetti di questo acculturamento furono presto visibili grazie, ma non solo – come vedremo -, alla partecipazione dei soldati fregellani alle guerre romane in Oriente. Nel II secolo a.C. una delle premesse per il trasferimento della cultura ellenistica dall’Oriente all’Occidente romano fu costituita dalla conquista dell’area orientale del Mediterraneo alla quale parteciparono, come si è detto, i Fregellani  in qualità di socii italici. Ma se è evidente che in generale la permanenza di migliaia di soldati per un lungo periodo di tempo su un luogo di conquista provoca una “contaminazione” culturale, nel caso di Fregellae rapporti più diretti e non necessariamente di carattere militare avevano caratterizzato già da decenni prima l’orizzonte degli scambi economico-culturali con l’Oriente. Infatti, la presenza di anfore rodie a Fregellae, probabilmente importate in Italia tramite il porto di Minturnae (Minturno) già dagli inizi del II secolo a. C., è un primo indizio archeologico di interscambio commerciale. Inoltre, una suggestiva prova della presenza di personaggi fregellani di elevato rango sociale nelle isole dell’Egeo è costituita dal decreto di prossenia, rinvenuto a Delo, una sorta di cittadinanza onoraria in favore di un tale Marco Sestio Fregellano, un banchiere che probabilmente aveva concesso un prestito particolarmente sostanzioso alla città. Tale decreto è databile tra la fine del  III e l’inizio del II secolo a.C., quindi decenni prima della conquista militare romana dell’Egeo orientale. La presenza di finanzieri  fregellani  a Delos è inoltre coeva a quella di Italici nell’isola di Cos, sede della più famosa scuola di medicina del tempo nel grandioso santuario di Asclepio, a dimostrazione della rilevante presenza di rappresentanti di popolazioni italiche in quelle zone. E la scoperta, a Fregellae, del santuario di Esculapio (Asclepio) in forme architettoniche in parte riferibili a modelli ellenistici conferma questa tendenza ad assorbire nuove forme estetiche e culturali dal mondo ellenistico, nel nostro caso proprio dall’isola di Cos. Il santuario di Esculapio, in verità, conserva alcune forme architettoniche di chiara matrice etrusco-italica, come la pianta a cella trasversale del tempio e la sua visione frontale accentuata dalla presenza di un podio. Mentre la presenza, scenografica, di un porticato a tre braccia che cingeva e delimitava l’area sacra è di chiara impronta ellenistica. E’ interessante, quindi, sottolineare questa stridente commistione di architettura italica con quella ellenistica che sta a indicare la non completa fase di passaggio tra la cultura italica verso quella ellenistica nei primi decenni del II secolo a.C. operata, forse, anche da architetti provenienti dall’Egeo orientale. Un’ultima ma importante testimonianza della presenza di militari fregellani in quelle zone è costituita, oltre che dalle fonti letterarie, anche dai resti di un fregio nel quale sono rappresentate scene di battaglie navali e terrestri. La storicità di tali narrazioni è garantita dalle realistiche rappresentazioni di armature che permettono di riconoscere soldati romani e macedoni. Gli studi condotti su tali frammenti hanno dimostrato trattarsi del “racconto” della battaglia navale di Myonnesos e di quella terrestre di Magnesia, combattute durante la guerra contro Antioco III di Siria. Il fregio è quindi databile subito dopo il 190 a.C., a conferma della frequentazione dell’Egeo, da parte di militari romani e italici, sin dagli inizi del II secolo a.C. In conclusione, come recita la frase che ho riportato all’inizio, la Grecia importò le arti nel Lazio contadino. Dunque, non solo direttamente ed unicamente a Roma, bensì anche in quelle città del Lazio che per motivi commerciali o militari avevano frequentato prima, e conquistato poi, l’Egeo orientale. L’importazione di modelli ellenistici nel Lazio avvenne quindi anche direttamente, grazie ad una sorta di indipendenza culturale provinciale rispetto alla predominanza economica e militare di Roma.

(*) Direttore scientifico del museo archeologico di Fregellae – Ceprano
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