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La marcia per la vita tra le strade di Washington

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di padre Gianfranco Grieco
“Mi unisco a quanti marciano per la vita e prego affinché i leader politici proteggano i bambini non nati e promuovano una cultura della vita”: con questo tweet, Benedetto XVI ha dato  il suo sostegno alla Marcia per la vita promossa a Washington. L'evento si è svolto nel 40.mo anniversario della sentenza della Corte Suprema “Roevs Wade” che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Una sentenza a cui il presidente Barack Obama ha ribadito il suo appoggio nei giorni scorsi.
In migliaia di persone hanno sfilato  per le strade di Washington, a sostegno della Marcia per la vita, il tradizionale appuntamento promosso dalla Chiesa cattolica americana, nell'anniversario della sentenza della Corte Suprema che nel '73 legalizzava l'aborto negli Stati Uniti. La manifestazione, si svolge il 22 di gennaio, ma per l’accavallarsi con la cerimonia di inaugurazione dell’insediamento del presidente Barack Obama la marcia è stata spostata. L’evento è iniziato con la celebrazione della santa Messa al Verizon Centre di China Town a cui hanno partecipato 22 mila giovani. Poi la processione si è riversata nella spianata del Mall per finire di fronte alla Corte Suprema Americana dove sono stati deposti 3mila e 300 fiori per ricordare il numero di aborti praticati quotidianamente negli Stati Uniti. 
Jeanne Monahan, presidente della Marcia per la vita, ha evidenziato che, negli ultimi 40 anni, sono state spezzate le vite di 55 milioni di bambini. Alla annuale ricorrenza ha partecipato anche il cardinale Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale americana, che in un editoriale sul "New York Catholic", rivolgenosi agli adolescenti e ai giovani  ha scritto: “Il diritto alla vita di tutti i bambini innocenti nel ventre materno sarà una battaglia vinta dai giovani”. Alla manifestazione hanno aderito numerose personalità politiche come lo speaker della Camera John Bohener, che ha inviato un messaggio, o l’ex candidato repubblicano alle presidenziali Rick Santorum che ha tenuto un discorso sul rispetto della vita ricordando la storia di sua figlia affetta da una rara malattia genetica.
La manifestazione ancora una volta ha offerto  segnali forti ed indiscutibili: non si può più giocare con la vita e non si può parlare di bene della famiglia e per la famiglia se non si riesce a risolvere questo triste primato della società americana che vive tra tristi traguardi e tangibili fallimenti.
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