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Largo ai quarantenni: riformeranno il Paese. Si spera

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di Gino Falleri
Si volta pagina. Presumibilmente sarà sempre la stessa musica. Questo può essere il giudizio sulla conferenza stampa di fine anno, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti con la collaborazione della Stampa parlamentare, che ha visto quale unico protagonista il presidente del consiglio dei Ministri, Enrico Letta. Una conferenza non di spessore, con una anomalia di non poco conto. Il Fatto Quotidiano non ha avuto la fortuna di essere sorteggiato per porre la domanda di rito mentre il sorteggio l’ha consentito all’Agrapress, al Monitore napoletano, all’Agenzia Wafa ed ad altre testate poco note alla gran parte dei cittadini.
Si volta pagina perché saranno d’ora in avanti i quarantenni, come ha voluto precisare il presidente Letta, a dettare nuove regole e a traghettare il Paese in acque meno agitate. A riformarlo, a renderlo snello e competitivo, a farlo crescere e a liberarlo da una burocrazia asfissiante. Nel fare riferimento ai quarantenni ha indicato lui stesso, Matteo Renzi, con la sua segreteria, e Angelino Alfano, uscito dal Pdl assieme ad altri per costituire il Nuovo centro destra. Non è solo l’ex delfino di Berlusconi ad allontanarsi, a prendere le distanze, a collocarsi in aree politiche diverse. Ce ne sono altri. 
Uno è l’attuale ministro della Difesa, Mario Mauro, prima del Pdl, poi di Scelta Civica, il partito costituito da Mario Monti a ridosso delle ultime elezioni, ed infine “Per l’Italia”, la nuova aggregazione creata da coloro che si sono staccati da Scelta Civica. Tutto regolare. Lo consente la Costituzione poiché si rappresenta il popolo senza vincolo di mandato. Un tema da approfondire alla luce di quanto avviene nelle democrazie meno giovani della nostra e soprattutto allorché si metterà mano agli aggiustamenti della Costituzione.
Una conferenza stampa comunque non di caratura come le precedenti e con domande non pungenti. Una avrebbe dovuto riguardare il motivo della costante crescita del debito sovrano, che si avvicina ai 2100 miliardi di euro, e per quali finalità, nonché sulla spesa improduttiva, il vero cancro dei conti pubblici. E il debito lo alimentano, in via principale, gli enti locali con iniziative non sempre comprensibili e con opere ritenute indispensabili, restate incompiute e con l’esborso di una grande quantità di soldi dei cittadini, come sovente mette in risalto “Striscia la notizia”. 
E’ sufficiente guardare Roma, amministrata per anni dalla sinistra e di recente per un mandato dalla destra, che è al tracollo, alla bancarotta, e con l’immancabile rimpallo delle responsabilità. Lo stesso può dirsi per i conti della Regione e il grande buco della sanità. Chi lo ha provocato? Badaloni, Marrazzo, Storace, Polverini? Mistero. Per trarre d’impaccio l’amministrazione capitolina il governo ha dovuto varare il cosiddetto decreto “Salva Roma”, prima inserito nel “Milleproroghe”, e destinarvi qualcosa come  400 milioni di euro. Nel Milleproroghe c’erano elargizioni che nulla avevano a che vedere con i debiti della Capitale e questo ha spinto il presidente della Repubblica a richiamare il governo. 
Nonostante i debiti degli enti locali, alcuni giornali indicano in 500 i Comuni con bilanci in profondo rosso, per il presidente del consiglio dei Ministri siamo in ripresa. Una affermazione che stride con le numerose manifestazioni di protesta. La previsione del governo è che il Pil crescerà nel 2014 e la stessa compagine governativa - finora non ha brillato per decisioni incisive e ritiene di poter contribuire all’abbattimento del debito sovrano tramite l’abolizione delle province, ma è solo una pia illusione poiché al loro posto sarà costituita una nuova struttura con compiti da definire e di conseguenza con esborso di denaro pubblico –  ritiene che alla fine dell’anno, a Natale, potrà ancora mangiare il panettone. 
Renzi, permettendo. Questo è il punto di domanda. L’effetto della nuova segreteria del Pd si è già visto con le dimissioni di Fassina da vice ministro dell’economia e questo preluderebbe a nuovi scenari. I programmi del sindaco di Firenze sono vulcanici e un po’ alla Bartali l’è tutto da rifare, anche sul fronte pensionistico. Per lui i diritti acquisiti non sono noti.
La prevista ripresa ci sarà senz’altro, la Confindustria la colloca alla metà del 2015, ma allo stato attuale c’è da registrare solo una grandinata di tasse, imposte, addizionali e balzelli vari che impoverirà ancora di più il già povero cittadino italiano. Soprattutto il ceto medio su cui punta anche Sel per prelevare altre risorse da distribuire ai meno abbienti. I provvedimenti più gravi sono quelli adottati nei confronti dei pensionati, che stanno provocando proteste e la costituzione di movimenti da non sottovalutare sotto il profilo elettorale. 
Non solo quello di Franco Abruzzo, ma il Dirpubblica, la Federazione del Pubblico Impiego, che ha denunciato, come peraltro l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che “reiteratamente i governi di questo Paese, nella ricerca di risorse finanziarie, hanno colpito singole categorie e, in particolare, lavoratori dipendenti e pensionati”. Quello che preoccupa è l’assordante silenzio di Cgil, Cisl ed Uil. Se le pensioni gravano oltremodo sulla spesa pubblica, tanto da decidere di ridurle, cosa osta a passare la mano alle assicurazioni? Le poltrone? I sindacati?
Per conferire maggiore velocità alla ripresa si confida pure sul secondo semestre europeo a guida italiana. Poter essere per 180 giorni protagonisti delle decisioni di Bruxelles. Semestre che è quasi concomitante con le elezioni europee, e non sono prive di incognite. La sorpresa la potrebbero fornire quei movimenti antieuro, che si sono costituiti compresi quelli dei pensionati, ed un segnale da tenere nella dovuta considerazione, al di là delle conclusioni delle autorità inquirenti, sono gli spari contro l’ambasciata tedesca in Grecia.
A causa del rigore del patto di stabilità, che è contro le spese improduttive, non si può nascondere che soffia un forte vento antieuropeo. Secondo le rilevazioni dell’eurobarometro il 41 per cento dei votanti ha dubbi sull’efficacia dell’Unione europea mentre per l’Ipsos la percentuale dei dubbiosi sarebbe più alta.
Non ci sono solo i ritocchi al caffè o alle bibite che si prelevano dalle macchine, l’aumento dei pedaggi auto stradali che rallenteranno la ripresa, grazie all’assenso del ministro Lupi uscito dalle schiere di Berlusconi, e le reintrodotte tasse sulla prima casa, a preoccupare. E’ la corretta informazione ad essere un bersaglio. Come ha di recente sottolineato il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, c’è un disegno contro i giornalisti, contro la libertà di informazione e di critica. I giornalisti non sono amati. Raccontano quasi sempre cose che dovrebbero rimanere sotto le coltri. 
Grillo, capo del Movimento5Stelle, è su posizioni estremamente critiche nei confronti dei giornalisti e non fa mistero su possibili liste di proscrizione. Un paese democratico, che ha come ineludibile riferimento alla Resistenza, può consentire che il diritto di informare possa essere calpestato? L’informazione, secondo Joseph Pulitzer, era ed è una scolta che vigila per la difesa delle istituzioni democratiche.
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