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TANAP e corridoio mediterraneo: verso l’indipendenza da Mosca

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di Cristiana Era
Il gasdotto Trans-anatolico, conosciuto come TANAP, è il secondo progetto più grande al mondo per le sue specifiche tecniche, hanno dichiarato i rappresentanti della SOCAR durante la quarta conferenza del “Caspian Forum” tenutasi il 5 marzo scorso a Bruxelles, e consentirà al gas azero di raggiungere l’Europa nel 2019. Una buona notizia per il continente, il cui fabbisogno energetico è in crescita insieme alla necessità di interrompere la quasi totale dipendenza dalla Russia, dipendenza che rischia di diventare un elemento di criticità per le note vicende ucraine. 
Il TANAP, che si calcola possa avere una capacità iniziale di 16 miliardi metri cubi, trasporterà il gas dal giacimento di Shah Deniz attraverso la Turchia fino al confine con l’Europa; 6 miliardi di metri cubi di gas rimarranno in Turchia, il resto andrà in Europa. E in futuro si prevede che il gasdotto possa arrivare ad una capacità di 31 miliardi di metri cubi. Attualmente le quote del gasdotto sono suddivise fra Azerbaijan (80%) e Turchia (20%). Ma la SOCAR, la compagnia di bandiera azera, è in trattativa per cedere il 12% alla Britannica BP, che sarà dunque in tutte le fasi di produzione e distribuzione, avendo già una partecipazione nel consorzio di Shah Deniz.
Al di là delle considerazioni strettamente economiche in termini di impatto sulla crescita per i Paesi coinvolti, il gasdotto ha assunto un ruolo fondamentale per lo sviluppo del cosiddetto “Corridoio Meridionale” ideato dall’Unione Europea per trovare fonti alternative di energia e che trasformerà gli equilibri geopolitici ed energetici dell’area, avvicinando tutta la regione del Mar Caspio all’Europa, con prospettive future di poter raggiungere anche il gas turkmeno e quello iracheno. La conquista del mercato europeo permetterà all’Azerbaijan di poter a sua volta investire di più nel settore del gas e di compensare la diminuzione della produzione petrolifera rimando un Paese esportatore. Per la Turchia, già partner del progetto ma in trattativa anche per rilevare dalla francese Total parte delle azioni riguardanti il Consorzio Shah Deniz, significherà un’opportunità unica di diventare il centro principale delle nuove rotte energetiche tra Europa e Asia. Ed infine per i Paesi dell’Unione Europea, il TANAP è il ramo principale senza il quale non può avere attuazione il TAP, la Trans-Adriatic Pipeline. Una volta realizzato il gasdotto Trans-anatolico, la cui operatività è prevista per il 2018, il progetto del Corridoio Meridionale può dirsi avviato e in fase di pieno sviluppo: il primo passo dell’Europa verso l’indipendenza energetica dalla Russia.
La questione energetica non va sottovalutata perché nel prossimo futuro sarà in grado di influenzare pesantemente le politiche degli Stati e cambiare gli equilibri geostrategici, mentre – ce lo ricorda il Presidente russo Putin con la minaccia dell’interruzione della fornitura di gas all’Ucraina – è già ampiamente utilizzato come leva di potere da parte di chi controlla giacimenti e vie di trasporto. La Russia, infatti, non vede di buon occhio il Corridoio Meridionale, a cui contrappone un progetto rivale, il South Stream, sul quale è in atto un vero e proprio braccio di ferro tra Gazprom e UE. Quest’ultima è in forte ritardo ed ha capito solo recentemente quanto sia fondamentale una politica energetica concertata e con più fonti di approvvigionamento. La bozza di documento preparata per il Consiglio europeo del 20 e 21 marzo prossimo sottolinea la preoccupazione per “l’alto tasso di dipendenza energetica dell’Europa”. La realizzazione del Corridoi non può più essere procrastinata, se Bruxelles non vuol essere preda dei ricatti di Mosca.
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