di Fabrizio Luigi Silvio Bosi (fonte: Aise) Galleria Fotografica
Si è svolto il 5 dicembre a Roma, presso il tempio di Adriano, Piazza di Pietra, il convegno di studi “Comunicare per crescere. Nuovi modelli integrati di comunicazione a supporto dei processi di sviluppo e internazionalizzazione delle piccole e medie imprese (Pmi) del Lazio”, ideato dai giornalisti Silvia Mattoni e Tommaso Polidoro e organizzato dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale insieme alla Camera di Commercio di Roma.
Al centro dell’incontro, il confronto delle Pmi della Regione Lazio con i diversi soggetti pubblici e privati del settore della comunicazione, nell’ottica di creare un sistema di relazioni a supporto dei processi di valorizzazione e internazionalizzazione del Made in Italy laziale.
Le tematiche affrontate: ricerca applicata e trasferimento tecnologico, comunicare l’Europa, cinema, moda, agroalimentare, cultura e turismo, uffici stampa per comunicare il Made in Italy.
Ha aperto i lavori il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Cremonesi, con un saluto del Presidente del Club relazioni esterne (Cre).
Sono intervenuti: il Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Lucio Battistotti; il Rettore dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Ciro Attaianese; il Presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta; il Segretario generale Anica/Confindustria, Silvio Maselli; il Direttore generale AltaRoma, Adriano Franchi; il Direttore generale Azienda romana mercati, Carlo Hausmann. L’evento ha visto il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, del Cnr, dall’Ingv, dell’Ordine nazionale dei giornalisti, della Direzione cinema-Mibact, di Anica/Confindustria, della Camera di Commercio di Frosinone, di AltaRoma, del Gruppo Unitario Uffici Stampa, dell’EAPO&IC (European Association Press Office and Instituzional Communication) e del CRE (Club Relazioni Esterne).
Il Direttore generale di Azienda romana mercati ha sostenuto che benché la cultura non faccia mangiare, il cibo è un’espressione culturale da comunicare.
È possibile enumerare una dozzina di stili alimentari diversi, non v’ha dubbio, per altro, che la tendenza prevalente, oggigiorno, veda l’affermazione dei valori riferibili alla salubrità, alla dieta, nel contempo perdono progressivamente appeal i prodotti richiedenti una preparazione maggiore di mezz’ora, che si preferiscono consumare al ristorante.
Si stima che la cosiddetta “agro-pirateria” abbia arrecato all’economia del Belpaese un danno di 60 miliardi di euro, ma nel momento in cui, prima o poi, i consumatori si renderanno conto che tale massa di prodotti nostrani è stata imitata all’estero, essi stessi reindirizzeranno le loro attenzioni verso i prodotti originali e, giusto per dare un’idea del fenomeno, solo Roma ha un mercato alimentare valutabile intorno ai 6 miliardi di euro. In Italia ogni prodotto è diverso dagli altri in base a criteri di genetica, artigianalità, usi e conseguenze sull’ambiente.
Comunque il mercato alimentare ha cambiato la sua dimensione; una volta si riconosceva maggior importanza agli occhi- nel senso che, ai fini d’una scelta oculata, assumeva rilevanza l’osservazione dei prodotti- ora ad altri fattori come il passaparola fra amici, l’analisi dettagliata delle alternative d’acquisto, ecc. Sui mercati internazionali, inoltre, la tendenza che si va vieppiu’affermando è la filosofia dei cosiddetti Simplers. Secondo i quali ad esempio tanti più ingredienti contiene un prodotto tanto meno salutare sarà lo stesso. E così pure molte aziende, anche famose come Campbell, dimostrano di condividere ed investire in tale tipo di filosofia, dedicando linee di prodotto specifiche, ad es. con tanto di indicazione sull’etichetta che la merce non contiene “junk” – schifezze -, oppure altre come Häagen-Dazs con la linea 5, garantendo 5 soli ingredienti nel gelato. La comunicazione non è un modo di vendere un prodotto ma è “un pezzo della costruzione di un progetto di prodotto”.
Attualmente si tende anche ad “inventare” qualcosa, come una linea di vini fatta sul gusto dei cinesi, oppure una sorta di formaggio “rifatto”, in qualche modo simile ad un genere presente nell’antica Roma, o un abbacchio romanesco sotto forma di hamburger per renderlo più appetibile ai giovani.
Si ritiene auspicabile fare una pubblicità, una comunicazione, che affermi lo stile italiano, così diverso da quello spesso dozzinale imperante su molta parte dei mercati internazionali.
Altaroma, nelle parole del suo Direttore generale, ha conservato, dalla costituzione, alcune peculiarità , ma ne ha sviluppate altre: da azienda considerata organizzatrice esclusivamente d’eventi a realtà in grado di valorizzare le risorse territoriali, promuovendo il made in Italy ed il made in Lazio, con la creazione, per giunta, di nuovi contenitori.
Sono stati scelti nuovi interlocutori, aziende collegate al territorio, nuovi obiettivi, come la valorizzazione delle radici storico culturali del territorio medesimo, sperimentazione di nuovi percorsi, incrementate le potenzialità del binomio moda- cinema, moda-arte, moda-musica; il tutto grazie anche allo strumento della comunicazione. Non solo a livello di rapporto con la stampa specializzata ed internazionale ma anche con i compratori di moda e di conseguenza anche con il grande pubblico.
Un tempo Altaroma veniva percepita unicamente come alta moda e i suoi prodotti venivano venduti direttamente e solamente agli acquirenti finali, ora invece essi arrivano anche nei negozi, vuoi per merito anche dei buyers, a loro volta in qualche modo positivamente influenzati dal consenso favorevole dei giornalisti, esperti del settore.
Per INGV s’è espresso il Presidente che, in merito alla comunicazione, evidenzia come nemmeno gli istituti che si occupano di diffondere la scienza possano ormai sfuggire alla necessità di rendersi pubblici, anche attraverso la Rete, essendo ormai il flusso di informazioni che raggiunge l’utente finale non solo diversificato ma anche totalizzante. Ad esempio, l’Istituto fornisce e svolge un servizio d’informazione attraverso la divulgazione di notizie ed avvenimenti, in tempo reale, relative ad eventi di tipo sismico così come all’attività dei vulcani. Basti ricordare il ruolo che esso ha giocato in occasione del terremoto de L’Aquila nel 2009 e dell'Emilia Romagna nel 2012, quando il relativo sito internet e blogs collegati son stati invasi di messaggi e richieste di aggiornamento continuo dei dati. La sua funzione però non si limita solo a ciò, ma anche al lancio di campagne di promozione mirate, nei periodi di scarsa attività sismica o vulcanica.
Silvio Maselli, Segretario Generale Anica/Confindustria, prende la parola, osservando come la comunicazione sia di fatto un aspetto del marketing e pertanto come vada configurata e ripensata. La produzione audiovisiva è un prototipo e come tale implica investimenti elevati ma anche strategie di marketing aggressive a causa della sua peculiarità innovativa e l’impossibilità di realizzare economie di scala.
“Il made in Italy è la costruzione semantica di un valore di qualità universale ma glocale”, un insieme di valori che comunicano un’identità territoriale, una “storia” che si svolge in Italia. Egli si oppone al tentativo di accordo in atto tra l’UE e gli USA relativamente all’abbattimento dei dazi doganali relativo all’importazione di prodotti esteri, innanzittutto perché il contenuto culturale ed audiovisivo è particolare e merita un trattamento diverso. Inoltre perché esistono operatori dello spettacolo che si adoperano per raggiungere anche “pubblici” diversi, pertanto pure stranieri, ma gli europei, per accedere al mercato americano, continuerebbero ugualmente a pagare dazi, mentre i player usa ne sarebbero esclusi . Conseguentemente, si sente in dovere di lanciare un allarme sulla sostenibilità dell’industria dei media italiana a livello globale.
Il Rettore dell’Università di Cassino incentra il suo intervento principalmente sulla comunicazione digitale. Egli sostiene che la realizzazione di infrastrutture telematiche costituisca un fattore di crescita per il territorio, se vista in un’ottica di sistema, qualora cioè le risorse siano indirizzate in modo sinergico verso lo sviluppo. Costituisce sua ferma convinzione il fatto che la mancata affermazione della fibra ottica nel nostro Paese sia da addebitare alla presenza della rete telefonica tradizionale. Infatti è ancora troppo costoso, al momento, raggiungere con la fibra le singole abitazioni come invece è stato realizzato per diverse città e regioni, per le quali il costo è decisamente più contenuto. Per altro i vantaggi sarebbero notevoli, oltre alla velocità di trasmissione, anche l’immunità ai disturbi, la sicurezza nei confronti di intrusioni indebite e molti altri.
Infine egli snocciola i risultati di una ricerca americana effettuata nel periodo dal 1998 al 2002 secondo cui la diffusione della banda larga in alcune contee, oggetto di studio, abbia migliorato l’economia locale in termini di maggior sviluppo del mercato immobiliare, dell’occupazione(+1,5%), del numero di attività economiche (+0,5%) e d’attività economiche nel settore ICT (+0,5%).
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