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Mozart Nacht und Tag

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di Massimo Boccaletti 
Oltre 40 ore di musica non-stop, circa 80 momenti musicali con solisti, ensemble, gruppi e proiezioni cinematografiche, più di 200 musicisti (gratuitamente) coinvolti, ingresso libero per tutti a partire dalle 10,30 di sabato 25 gennaio fino al concerto conclusivo di domenica 26. Già da queste cifre, come sempre eloquenti di per sé, si può arguire lo spessore di Mozart Nacht und Tag (Mozart Notte e Giorno) la maratona musicale di Torino-San Salvario dedicata al grande Salisburghese e giunta quest’anno alla VI edizione. 
Manifestazione dalle molte valenze e neanche tanto recondite. Chi scrive se ne interessò in passato, non tanto per ragioni musicali, che pur meriterebbero la più attenta eco giornalistica, quanto perché, passando per via Baretti di San Salvario, venne colpito da una coda di gente, in piedi nel bel mezzo della via, rapita nell’ascolto del Mozart eseguito all’interno dell’omonimo Teatro che si affaccia sulla strada, un centinaio di posti si e no. Si converrà a questo punto che non è cosa di tutti i giorni imbattersi in una folla in religioso ascolto di musica classica al fresco invernale in una via di un quartiere interetnico un po’ malfamato (ora non più tanto). Di qui la curiosità e  la netta sensazione di trovarsi dinanzi ad un qualcosa di nuovo, un fenomeno meritevole di eco mediatica. 
Infatti. Per essere completo, all’elenco di cifre di cui sopra deve essere aggiunta la lista delle “location”, strutture che a mano a mano si sono offerte di ospitare la sempre più vasta proposta musicale della maratona. Al Baretti, dove il festival storicamente ha avuto l’avvio, si sono infatti aggiunti,  in una nobile gara di ospitalità, l’adiacente Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli, l’austero Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino,  la Casa del Quartiere di San Salvario, il sofisticato Circolo dei lettori ed ultimo, e certamente, più prestigioso, Castello del Valentino, principesca dimora che oltre a dare il nome al celebre Parco, è divenuta sede dell’illustre Politecnico di Torino. Per non parlare degli altri Enti che mano a mano stanno collaborando a vario titolo all’iniziativa: il La Fenice di Venezia, il Conservatorio “Vivaldi”di Alessandria, il  “Ghedini” di Cuneo, il “Cantelli” di Novara, il  Rotary International Distretto 2031.
Altra cifra che non può non impressionare è quella degli spettatori circa 3 mila, che nel corso di due giorni e una notte (40 ore) fluisce ininterrotto nelle varie location, non interrompendosi nemmeno a notte fonda. Perché anche alle 4 del mattino una sessantina di irriducibili al Baretti attende l’arrivo dell’alba confortati dalle indimenticabili armonie mozartiane. L’ascolto è così coinvolgente che nelle ore – diciamo - di punta diurne, quando il pubblico preme per entrare, gli incaricati devono con modi garbati ma fermi, invitare gli spettatori seduti ad uscire per far spazio ai nuovi arrivati, una  finito lo spettacolo.
Inutile chiedere noi a Corrado Rollin, “anima” instancabile  della maratona assieme a Giorgio Griva, se l’afflusso l’inarrestabile e in definitiva, il successo della manifestazione sia dovuto “anche” alla gratuità degli accessi oltreché dalla passione per Mozart, domanda cui è oggettivamente difficile rispondere. Più facile ipotizzare un domani, visto il successo, una “maratona beethoveniana”. “Oltre ad aver prodotto una musica di immediata fruibilità - fa notare Rollin – Mozart è un compositore completo, nel senso che non esiste strumento per cui non abbia composto. Cosa che non si può dire per altri compositori, anche d’immensa levatura come Beethoven” .
L’incremento del pubblico è ancor più sorprendente perché è certo che molti di quei spettatori non vanno mai ai concerti di classica, né tantomeno di Mozart, ma qui vengono, perché  “è come se andassero alla festa patronale - azzarda Rollin con un’ipotesi che si avvicina, in effetti, alla realtà. Fino a qualche anno fa, San Salvario, l’abbiamo accennato, era un quartiere malvisti, dove molti torinesi doc non passavano volentieri, né vi avrebbero mai comperato una casa per sicuro deprezzamento dell’immobile. 
Ora, però, le cose stanno cambiando: San Salvario è divenuto “in”, sono fioriti locali, cresciuti frequentatori. Provare a passare venerdì e sabato sera in via Saluzzo, una delle arterie principali, che interseca via Baretti, la via di Mozart e si farà fatica, tanti sono i giovani che l’affollano come in un salotto urbano. La caratteristica interetnica del quartiere, oggi, non è più vista come un limite. Anzi. Ed un fondamentale impulso al lifting del quartiere è certamente dovuto “anche” alle indimenticabili note mozartiane. Quelle che ogni anno verso la fine di gennaio  (Mozart è nato il 27) dilagano nelle vie dell’ex “quartiere out” trasmettendo  la sua gioia di vivere.
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