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Beirut, la città sofferente

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di Lorenzo Pisoni
Questa città, così bella per la posizione in cui si trova, torna in auge nei nostri angusti spazi europei solo in caso di attentati.
Il perenne scontro tra musulmani sunniti e sciiti (Hezbollah) sembra non terminare mai ed ecco che le notizie su questo conflitto monopolizzano l’attenzione europea.
Ma il Libano non è solo questo, il Libano è anche cristianesimo. E la ricchezza delle persone benestanti travalica i confini della religione per sconfinare nell’opulenza che anche qui è diffusa.
Il problema della sicurezza non è presente in ogni angolo di strada. In centro e nei quartieri cristiani la situazione è tranquilla. Nei quartieri abitati dai musulmani è un po’ più rischioso avventurarsi. Anche se in città la polizia  libanese esercita un controllo serrato, schedando persino le macchine  che  si trovano sotto i vari palazzi, il rischio attentati c’è ed è serio. La situazione può diventare calda in un attimo e allora la soave tranquillità lascia il passo alle armi.
In Europa dovrebbe arrivare la vera voce di un Libano con un popolo variegato, culla della civiltà fenicia, un popolo che in realtà è molto avanzato e che potrebbe essere autosufficiente per quanto riguarda le sue risorse economiche.
Una nazione  in uno scacchiere importante per il futuro dell’umanità.
All’aeroporto internazionale intitolato al premier assassinato Hariri, ritenuto un personaggio importante da tutte le varie fazioni religiose, ci sono una serie di fotografie tridimensionali che ritraggono alcune parti della città prima della guerra, durante e dopo. In queste foto si nota l’evoluzione di un paese e della sua gente  che nonostante  i mille problemi ha saputo risalire la china.
Al souq centrale di  Beirut delle foto illustrano la ricchezza della città anche  nel periodo ottomano.
Anche in Libano c’è stato il Natale. Nei quartieri  cristiani era possibile vedere sia i tradizionali alberi natalizi che i presepi, nei quartieri musulmani solo gli alberi. Il colore che campeggiava negli addobbi natalizi era il bianco che richiamava la neve delle montagne attorno a Beirut. E anche a Natale continuava la ricostruzione di quei palazzi ancora distrutti, anche se ne rimanevano pochi.
Beirut diventa sempre di più  una città di aspetto moderno che decolla verso un futuro ancora incerto.
E questa città continua a farsi  amare, forse per quella commistione tra sacro e profano che la rende unica  ma che porta purtroppo in alcuni casi allo scontro di tutti contro tutti.
Forse un giorno  Beirut si tranquillizzerà.
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