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“La guerra è follia!”

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PAPA Francesco a Redipuglia

di padre Gianfranco Grieco
“La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere … sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà … ‘A me che importa?’”. Dal sacrario militare di Redipuglia,  Papa Francesco sabato 13 settembre, parlava all’Europa, parlava al mondo. A 100 anni dalla grande guerra si era fatto pellegrino della memoria ricordando nella  preghiera i 17 milioni di morti : 10 milioni tra i militari e 7 milioni tra i civili.
Era  realista Papa Francesco quando diceva:” Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: ‘A me che importa?’. Tutte queste persone, che riposano qui- continuava - avevano i loro progetti, avevano i loro sogni …, ma le loro vite sono state spezzate”. E si chiedeva:” Perché? Perché l’umanità ha detto: ’ A me che importa?’”.
Anche oggi  – continuava-  “dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni …” e diceva con voluta provocazione:” Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: A me che importa? . Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?”».
Traduceva, come è suo stile, il  dramma umano, in rinascita interiore, Papa Francesco, quando invitata i  presenti a cambiare “questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato … Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: ‘A me che importa?’, rimane fuori”.
Nei due cimiteri di Redipuglia ci sono  tante vittime. Oggi – esortava Papa Francesco - noi le ricordiamo:” C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante …”. “ Come è possibile questo?” – si chiedeva ancora- . “E’ possibile – rispondeva- perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”.
E  concludeva con amarezza:” E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?’”.
E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere … “L’ombra di Caino – concludeva - ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni”.
Per tutti i caduti dell’ “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo, Papa Francesco chiedeva il pianto. “Fratelli – concludeva commosso-  l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”.
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