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Grandi processi Richelieu assolto

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Roma 23 ottobre 2010 - È questo il verdetto emesso da una giuria di Dottorandi in Storia e in Giurisprudenza della Università Tor Vergata di Roma nei riguardi del famoso Cardinale Francese morto oltre 500 anni fa. È successo a Roma, nel Tempio di Adriano, dopo che a portarlo alla sbarra erano stati Marina Formica e Giorgio Bartolomucci, organizzatori del Grande Processo all’interno di Diplomacy: primo Festival internazionale della Diplomazia. Diversi capi d’accusa, che sono stati sostenuti da due Pubblici Ministeri molto diversi fra loro, lo storico Fabio Martelli dell’Università di Bologna, autore del libro “Estetica del colpo di stato. Teologia e politica nella Francia di Richelieu” e il Prof. Paolo Garonna, convinto europeista e nemico giurato del Cardinale. La difesa è stata invece assunta da un Collegio di due avvocati speciali: lo storico Alessandro Roveri, che ha studiato a lungo la vita del porporato francese dedicandogli ”Richelieu un cardinale tra guerre, diavoli e streghe” e lo psichiatra e teologo Alessandro Meluzzi che ben è riuscito a rintuzzare le infamie, soprattutto di origine britannica, che insinuavano una sua patologia mentale. Al di là del personaggio storico, questo ministro del re di Francia, per il suo pensiero politico va assolto o condannato? E che giudizio storico merita il suo operato, che lo rese uno dei grandi della politica e della diplomazia del XVII secolo? Questi soltanto due dei quesiti posti alla Giuria, magistralmente condotta da un giudice imparziale, Luca Pirozzi, docente di diritto costituzionale. Attraverso le note biografiche e le azioni politiche e militari messe in atto dall’imputato si è scatenata l’accesa sfida fra accusa e difesa. Nato nel 1585 e morto a Parigi nel 1642, rimase presto orfano, insieme ad altri 4 fratelli, in una situazione economica molto difficile. Armand, terzo maschio, intraprese la carriera ecclesiastica e subentrò al fratello secondogenito Alphonse,  malato, cui sarebbe toccato in eredità il vescovado di Luçon. Nel 1606, 21 anni, a seguito di dispensa papale per la sua giovane età, senza essere stato consacrato sacerdote, fu eletto vescovo e per risollevare le finanze del vescovado lottò contro la corruzione e l'indisciplina del clero e contro gli ugonotti. Agli Stati generali del 1614 Richelieu, mentre rappresentava il clero di Poitou, conobbe la regina madre, Maria de' Medici, che lo nominò prima elemosiniere, poi segretario di stato alla Guerra e agli Affari esteri. Nel 1622 divenne cardinale e due anni dopo assunse un ruolo preminente nel Consiglio del re Luigi XIII, e accrebbe così tanto potere che riuscì ad esiliare la sua stessa benefattrice.  Fece ben presto suo il compito di restaurare l'autorità monarchica e di migliorare la situazione finanziaria del paese. I primi a subire le sue attenzioni furono gli ugonotti, di cui espugnò nel 1628 il forte più importante, La Rochelle, che dalla promulgazione dell’editto di Nantes stava diventando un corpo separato all'interno dello stato. Represse duramente le rivolte contadine, stabilendo un accordo con la borghesia produttrice e riorganizzando l'amministrazione statale, dette impulso alla marina e alle compagnie mercantili. In politica estera affermò il ruolo della Francia in funzione antiasburgica, e nonostante fosse un Cardinale cattolico romano, non esitò ad appoggiare all'estero quei protestanti che aveva invece duramente represso in Francia. Nel 1635 fu protagonista della guerra dei Trent'anni che lasciò inconclusa, in eredità al successore Mazarino. Ma dove ha origine la fama del Cardinale come  perfido uomo di palazzo e di intrighi di corte?  Dalla penna del romanziere Alexandre Dumas, che così lo descrive nel celebre I tre moschettieri, hanno risposto i suoi estimatori che lo descrivono come una figura di grande ministro perchè rappresenta un nuovo, notevole esempio di responsabile di un governo che si distacca dalla monarchia. Diventando così il modello di un’inedita forma di Stato. Essendo poi un uomo che arrivò al potere non provenendo dall’interno della corte egli rappresenta un primo esempio di carriera legata all’ingegno e non alla casta. La sua battaglia contro l’ideologia confessionale rappresenta inoltre la separazione fra l’Amministrazione Pubblica e la religione, elemento innovativo per la costruzione di uno Stato moderno e assoluto. Forti però le accuse di machiavellismo a lui rivolte per la sua spregiudicatezza politica. Il Cardinale infatti fu esempio sommo di quel che si chiama Ragion di Stato e riportò in auge il ruolo della Francia che fece uscire da una forma di feudalesimo, in cui il potere della nobiltà era fortissimo, anche con il potere della spada. In conclusione, la giuria ha votato 5 a 1 rigettando l’immagine negativa e sprezzante e sostituendola con quella di grande politico moderno fondatore di uno Stato che fu protagonista fino alla prima metà del Settecento.
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