Europa - News and Society

European News Portal

  • Full Screen
  • Wide Screen
  • Narrow Screen
  • incrementa grandezza carattere
  • Default font size
  • Riduci grandezza carattere

Il paese dei buonisti ed i venti di guerra

E-mail Stampa PDF

di Gino Falleri
L’Italia è senz’altro da premio Oscar. E’ la prima in senso assoluto per il buonismo, la tolleranza, la solidarietà. Non per la libertà di stampa come ha sottolineato l’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere. Per averne una anticipazione è sufficiente aver ascoltato, o letto, quanto ha voluto dichiarare l’on. Andrea Orlando, titolare del ministero della Giustizia. Gli islamici reclusi debbono avere maggiori diritti rispetto agli altri, costituzione permettendo per il principio di eguaglianza, al fine di evitare che passino nelle file del terrorismo. E questo costituisce un problema di non facile soluzione e preoccupa oltremodo.
Si possono aggiungere ad adiuvandum le malefatte dei tifosi del Feyenoord nella loro breve permanenza a Roma, prima dell’incontro calcistico con la squadra di Totti. Hanno sfasciato tutto, considerando la Capitale terra di nessuno, grazie anche al peso dei nostri politici a Bruxelles, senza distinzione di schieramento, e alla sicurezza di non dover pagar alcun pegno. Loro sono olandesi ed i conti pubblici li hanno in ordine e pertanto, nonostante quanto abbia affermato e ripetuto il sindaco Marino, non rimborseranno un bel niente. Saranno i Romani a pagare e non ci sarà, come da consolidata tradizione, nessuno a rispondere.
La ciliegina del buonismo, di essere samaritani, è costituita dalla proposta dell’on. Serracchiani. Con i soldi pubblici, quelli che ogni mese lavoratori dipendenti e pensionati versano all’Erario, vuole sorreggere l’inserimento di coloro che approdano sulle nostre coste per sfuggire a fame e guerre. L’intento, sia chiaro, è nobile ed apprezzabile. Perché possa essere tradotto in provvedimenti necessitano risorse, senza dimenticare il servizio messo in onda dal TG4 sulla dignitosa povertà di una parte dei nostri connazionali. 
Quella che va a rovistare a fine mercato nei vari cesti alla ricerca di verdure e frutta scartate per costruirsi un pasto. La pensione che percepisce, considerate le impopolari decisioni in materia di imposte e tasse dei governi Monti e Letta, nonché dell’attuale presieduto da Renzi, non è sufficiente. Comunque è solo l’inizio. Ora all’Inps c’è il prof. Tito Boeri con le sue teorie economiche. 
Fuori dei nostri confini, è sotto gli occhi di tutti, stanno soffiando venti di guerra. Ucraina e Libia sono delle polveriere, soprattutto la quarta sponda con le sue bande ed i seguaci del Califfato, come un tempo veniva indicata la Libia. E questo grazie alle decisioni di Sarkozy e di Cameron, con l’avallo del presidente Obama, che l’hanno voluta liberare dalla dittatura di Gheddafi. L’Unione Europea, more solito, si sta muovendo con molta cautela e circospezione. Non andando oltre a documenti di condanna.
Uno scatto di reni l’avevano avuto Gentiloni e Pinotti, rispettivamente ministri degli Esteri e della Difesa. Erano propensi a un intervento per esigenze di difesa nazionale, non facile comunque, ma il presidente del Consiglio ha ritenuto più legittimo e prudente muoversi sotto il mantello dell’Onu e di conseguenza l’elmetto è stato riposto. Per ora è maggiormente redditizio il Jobs Act, ritenuto da Renzi e dai suoi supporters come una misura straordinaria. Epocale, che darà nuovo impulso alle attività produttive e si ipotizza che possa incrementare di un punto il Pil. 
Sarà, ma qualche nuvolaglia si sta addensando sull’intero paese ed è costituita proprio dalle minacce dell’Isis, che in fatto di barbarie sovrasta il medioevo per non andare oltre. Il Califfato, secondo indiscrezioni britanniche, sarebbe pronto a colpire nel nostro Paese. La distanza dalle coste libiche è di 350 km. Le indiscrezioni riportate dalla stampa nazionale sono state smentite dai nostri Servizi e dal governo attraverso l’autorevole voce del ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Per il ministro tutto è sotto controllo e chi sbarca nel nostro territorio viene identificato dalle forze dell’ordine e le sue impronte digitali archiviate. 
Tuttavia quanto affermano le autorità in materia di sicurezza devono essere prese con il beneficio dell’inventario. Non sempre rispondono alla realtà. E qui entra in campo l’informazione. Oltre ad essere un servizio di preminente interesse pubblico assolve un ruolo sociale. Suo compito è quello di raccontare come stanno le cose, anche sul gas mostarda. Il pericolo c’è e non deve essere sottovalutato. Parigi e Copenaghen dovrebbero insegnare qualcosa. L’informazione deve essere a trecentosessanta gradi e quindi dovrebbe anche riferire quanto ci costano le sanzioni economiche alla Russia volute dalla Merkel e da Hollande.
Si ha l’impressione che non sempre sia così.  C’è un appiattimento alle tesi del governo, della maggioranza, soprattutto da quella che è considerata la grande stampa di opinione. Quella che dovrebbe pungolare le forze politiche. Un esempio le pensioni. Il governo vuole portare tutti al contributivo per risparmiare. Di conseguenza si è acceso un dibattito sul contributivo e retributivo, nonché sui diritti acquisiti. Ebbene, nessuna voce contraria alle tesi della maggioranza di governo e nessun accenno alle sentenze in materia. 
Il Rapporto 2014 di Reporter senza frontiere ci colloca al 73° posto della graduatoria mondiale a causa delle intimidazioni che vengono dalla criminalità e dalla politica. Una bassa collocazione si potrebbe aggiungere perché talvolta non è neutrale e nelle sue istituzioni il principio d’uguaglianza non sempre vige.
You are here