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Conti pubblici. Li risana il pensionato

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di Gino Falleri
Piove sempre sul bagnato. Il nostro prestigio nella comunità internazionale ha ricevuto un ulteriore colpo a dimostrazione che siamo ancora abbastanza lontani dagli standard dei nostri partners dell’Unione. Da noi tutto resta immutato. La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per il pestaggio dei manifestanti nella scuola Diaz di Genova. Pestaggio considerato alla stessa stregua di un atto di tortura. Condanna che è stata subito enfatizzata dai media stranieri a cominciare da “Le Monde” e da “The Irish Times”. Sullo stesso argomento era già stata censurata e nel 2010 su “I Diritti dell’Uomo” è apparso un interessante e documentato articolo a firma di Roberta Barberini, sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Perugia.
A quanto sembra saremmo la maglia nera dell’Unione. In coda alle classifiche europee, con un debito pubblico in costante crescita, nonostante che a Palazzo Chigi dal novembre 2011 si siano insediati dei governi cosiddetti tecnici, e soprattutto di scarso peso internazionale quando dobbiamo risolvere qualche spinoso problema. E’ il caso dei due marò di scorta antipirateria bloccati in India per essere giudicati per aver volontariamente ucciso, secondo il capo d’accusa indiano, due pescatori.
Nessuno, specie la grande stampa, quella che fa opinione, in considerazione che la vicenda si trascina oramai dall’inizio del 2012, si è chiesto se ci siano state e ci siano responsabilità a livello politico, diplomatico e militare e cosa abbiano fatto Terzi di Sant’Andrea, Staffan de Mistura, Pinotti, Gentiloni e soprattutto Federica Mogherini per riportarli a casa e farli giudicare, come è corretto, da giudici terzi e non da quelli della “democraticissima” India. 
L’interesse riguarda in particolare se la petroliera “Enrica Lexie” sia rientrata nelle acque indiane per esplicita volontà del suo armatore a seguito dell’invito della Guardia costiera indiana o per suggerimento delle autorità militari o politiche italiane. Una vicenda che ha molte ombre e non solo da un lato. Chi ha sbagliato dovrebbe pagare. Da noi finora nessuno ha risposto per i propri errori, a cominciare da chi siede in parlamento o sugli scranni degli enti locali.
Poiché sono stati citati i due marò, Girone e Latorre, che fanno parte della Marina Militare, è interessante ritornare indietro nel tempo e domandarsi se chi ha ordinato la sera del 28 marzo 1941 alla I Divisione Navale incrociatori, comandata dall’ammiraglio Cattaneo, di andare a recuperare il Pola immobilizzato da un siluro inglese, abbia ricevuto qualche censura. L’esecuzione di quell’ordine, con i caccia non a rastrello davanti agli incrociatori, è costato il decesso di qualche migliaio di marinai. Per averne un’idea è sufficiente leggere “Morte per acqua a Capo Matapan” di Giuliano Capriotti, nonché il libro di Giorgio Giorgerini “La guerra italiana sul mare” per gli errori di valutazione del Comando Squadra. 
 
La condanna per quanto è accaduto durante il G8 è arrivata nel momento in cui il governo era alle prese con il bilancio del prossimo anno e a parare le continue richieste degli enti locali di ricevere maggiori risorse per i servizi (vedi quelli di Roma e poi Mori), che saranno forniti ai cittadini non senza sorprese. Sarà introdotta la local tax, ingloberà altri gravami esistenti, e a conti fatti costituirà un ulteriore esborso a carico dei proprietari degli immobili. Le tasse ed i balzelli vari sulla casa di proprietà, bene improduttivo, sono arrivati all’apogeo. La casa, un bene rifugio, è diventato un bancomat.
Un bilancio, quello del 2016, non facile da approntare per più di un motivo. Non bisogna dimenticare il pareggio inserito nella Costituzione da tutti votato come il Fiscal Compact. I conti pubblici non sono in equilibrio nonostante l’aumento delle accise, dell’iva, tasse, imposte, addizionali comunali e regionali e i tanti balzelli che i governi Monti e Letta hanno imposto e quelli che introdurrà l’attuale governo. La spesa pubblica cresce giorno dopo giorno come il debito arrivato a quota 2,169 miliardi. La sorpresa, fonte Banca d’Italia, è che a farla lievitare è l’amministrazione centrale. 
Di qui la necessità di una manovra per riportare in equilibrio entrate ed uscite ed avere qualche “spicciolo” per il rilancio dell’economia. L’ammontare della manovra oscilla. Per alcuni sarebbero sufficienti 10 miliardi, che potrebbero essere recuperati tramite i tagli proposti da Cottarelli. Il commissario ha salutato tutti ed è ritornato a Washington dove il rapporto tasse e servizi si vede. Per altri invece la valutazione è diversa. Per il prossimo triennio, 2016 incluso, affinché tutto vada per il meglio, occorrerebbe reperire 63 miliardi. Dove trovarli? Chi spremere ancora?
Per il governo il prossimo anno il Pil salirà dell’1, 4% mentre il debito pubblico sarà ridotto al 123,4 % entro il 2018. Nel 2010 era al 119 per cento. Per quest’anno la crescita, sempre secondo le valutazioni governative, dovrebbe essere dello 0,7%. Per il Fmi sono diverse. Nell’anno corrente la crescita sarà solo dello 0,5% e la disoccupazione al 12,6 per cento. Nel 2016 la crescita è presunta all’1,1% mentre la disoccupazione al 12,3 per cento, senza contare quella giovanile.
Il presidente Renzi ha escluso nuove tasse e nuovi sacrifici. Se fosse così sarebbe un risultato storico. Purtroppo ci saranno e a carico dei soliti noti. Li faranno i pensionati tramite il riordino del sistema pensionistico e questo deve passare attraverso il contributivo. Una misura da adottare al più presto e non sono pochi coloro che la ritengono non positiva. Poiché questa sembra essere una strada fruttifera al vertice dell’Inps è stato insediato come presidente Tito Boeri, un autorevole docente della Bocconi e stimato collaboratore di “Internazionale”, il settimanale diretto da Giovanni De Mauro. Forse il provvedimento meno indolore, comunque fuori del welfare e con i suoi problemi connessi, potrebbe essere quello di lasciare liberi i lavoratori di scegliersi una assicurazione. Fin quando potrà durare l’attuale sistema? 
La previsione più vicina alla realtà è che il quadro si conoscerà solo dopo le elezioni regionali. E di conseguenza sarà il pensionato a dover rinunciare ad una parte del suo reddito annuo nonostante le rassicurazioni e le decisioni sinora adottate dal giudice di merito e di legittimità. Con un grazie all’Europa unita.
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