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Le imprese della Green Economy: la via maestra per uscire dalla crisi

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a cura di CFC
In Europa il 26% delle PMI offre prodotti e servizi “verdi”. Aumentano sensibilmente le imprese che puntano in direzione del “green”. L’eco-innovazione rappresenta un vero e proprio motore per lo sviluppo delle imprese ‘green’. Secondo la classifica europea nel 2012 l’Italia era al quindicesimo posto, per eco-innovazione, tra i ‘28’mentre nel 2013 è salita al dodicesimo.
Il “Rapporto sulla green economy 2014”, realizzato dall’Enea e dalla ‘Fondazione per lo Sviluppo sostenibile’, esamina “Le imprese della green economy” come la “via maestra per uscire dalla crisi”; analizza nel dettaglio la posizione dell’Italia ed evidenzia i problemi da risolvere con urgenza.
“Le imprese della green economy – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione in occasione della presentazione del Rapporto all’Enea, a Roma, il 23 febbraio 2015 - chiedono di pesare di più nelle scelte economiche del Paese, perché la loro crescita può contribuire in modo decisivo a far uscire l’Italia dalla crisi. Le imprese della green economy - sia quelle che producono beni e servizi di qualità ambientale, sia quelle che hanno investito in eco-innovazione per processi produttivi puliti – hanno infatti maggiori possibilità di sviluppo sul mercato interno e su quelli esteri proprio perché meglio rispondono alla domanda  di un miglior benessere e di una miglior tutela di un bene diventato scarso come l’ambiente”.
 “Il passaggio a un nuovo modello economico più sostenibile implica non soltanto lo sviluppo di nuove filiere green e il rafforzamento di quelle esistenti, ma anche la riqualificazione in chiave green dei processi e dei prodotti dei settori industriali tradizionali - ha dichiarato Roberto Morabito, responsabile dell’unità tecnica Tecnologie Ambientali dell’Enea -. In quest’ottica l’Enea è impegnata nello sviluppo dell’eco-innovazione come strumento prioritario per guidare la transizione da un’economia lineare a un’economia circolare, strategica per un Paese povero di materie prime e a forte vocazione manifatturiera come il nostro. Tale percorso  prevede  azioni di varia natura, come la promozione del riciclo di materia a tutti i livelli (sia innovando i processi di produzione che i mercati), la progettazione ecocompatibile, la simbiosi industriale, nuovi modelli imprenditoriali e di consumo, ai fini di un miglioramento generalizzato della qualità della vita”.

Il Rapporto 2014 è suddiviso in quattro capitoli.
Il primo dedicato al rapporto delle imprese con l’ambiente, che evidenzia la crescita di quelle che producono beni e servizi ambientali.
Il secondo sull’eco-innovazione e sull’attenzione del sistema produttivo italiano nei confronti del tema, dove primeggiano, in Europa, la Germania, la Finlandia e la Svezia.
Il terzo con i risultati di un’indagine sull’orientamento degli imprenditori della green economy effettuata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con il Consiglio Nazionale della Green Economy, tra aprile e maggio ‘14 : 56 temi su 8 argomenti , ai quali hanno risposto 437 imprenditori, le cui aziende hanno complessivamente 64.573 dipendenti e un fatturato di 15 miliardi e 956 milioni. 
L’ultimo capitolo indica le caratteristiche delle imprese green e le 10 misure per sviluppare la green economy: 
-riforma fiscale in chiave ecologica; 
-programma per ottimizzare le risorse e per creare strumenti finanziari innovativi;
-investimenti in infrastrutture verdi, difesa del suolo e delle acque; 
-programma nazionale per efficienza e risparmio energetico; 
-sviluppo delle attività di riciclo dei rifiuti;
-rilancio degli investimenti per le rinnovabili; 
-programmi di rigenerazione urbana; 
-investimenti in mobilità sostenibile; 
-valorizzazione dell’ agricoltura di qualità;
-piano per l’occupazione giovanile green.
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