«Lo si doveva portare alla villetta di Garlasco e gli si doveva chiedere: “Dove hai scavalcato?” e lì si vedeva se c’erano impronte o no», ha detto. «Si poteva a quel punto capire se diceva la verità. La bugia non è sinonimo di colpevolezza, ma da una bugia si potevano aprire altre piste più attendibili»
Source: Vanityfair