
Ci vuole coraggio per fare l’artista. Da qualche parte ho letto questa citazione riguardo a Christo e Jeanne-Claude, il famoso duo artistico, gli impacchettatori seriali che con le loro enormi installazioni hanno ricoperto mezzo mondo. Sì perché in tempi non sospetti, prima insomma di divenire veramente famosi e celebrati per l’audacia e la bellezza dei loro folli progetti in scala ciclopica, Christo (all’anagrafe Christo Vladimirov Javacheff, nato a Sofia in Bulgaria il 13 giugno del 1935) e Jeanne-Claude (Jeanne-Claude Denat de Guillebon, nata invece a Casablanca, lo stesso giorno e lo stesso anno) hanno iniziato con le piccole cose. Un appartamento e i suoi mobili, oggetti di uso comune (una macchina fotografica) .. un’automobile. Il tema del nascondimento, del celare dietro un tessuto, l’oggetto o il luogo in sé è stato lungamente dibattuto e non solo tra storici dell’arte. Il duo si divertiva a fare congetture e offrire al pubblico e agli esperti spunti di riflessione e di interpretazione. Certamente c’è sempre stato un tema estetico, di pura bellezza, in questo loro impacchettare il mondo. Ma anche qualcosa di concettuale, perché come hanno spiegato poi autorevolissimi critici la loro era un’arte di revelation through concealment, rivelazione per tramite dell’occultamento. Penso sia molto attuale tornare a parlare di Christo e Jeanne-Claude proprio oggi. E mi pare molto contemporanea come scelta questa fatta dalla Neue Nationalgalerie di Berlino che ha deciso di combinare un anniversario importante – il trentennale del Reichstag impacchettato (Wrapped Reichstag, 1995) – con la riproposizione nell’ambito della più ampia mostra Extreme Tension. Art between Politics and Society. Collection of the Nationalgalerie 1945–2000 (che è la chiave di lettura con cui sta riproponendo al pubblico la propria collezione da un paio di anni a questa parte) del famoso beetle impacchettato da Christo e Jeanne-Claude. Dall’11 giugno 2025, la Neue Nationalgalerie di Berlino presenta Wrapped 1961 Volkswagen Beetle Saloon: il maggiolino impacchettato, un’opera emblematica di Christo e Jeanne-Claude che era andata “distrutta”, ma che poi fu reinventata nel 2014. Sì perché la forza di Christo e Jeanne-Claude era proprio la caducità del loro procedere artistico. Rita Gilbert in un suo libro pubblicato più di vent’anni fa riferiva queste parole di Christo “sai che non ho opere d’arte esistenti? Tutte spariscono una volta finite. Rimangono solo i disegni preparatori e i collage, che conferiscono alle mie opere un carattere quasi leggendario”. Nel caso del beetle, beh la sparizione dell’opera, fu in qualche modo anche divertente. Perché l’automobile ricoperta di quella spessa tela gialla e stretta da quelle corde annodate non era mica loro. Era l’auto di un amico che l’aveva prestata ai due per una temporanea esibizione e che poi volle gli fosse restituita. Follia a ripensarci, ma anche comprensibile… La storia dell’opera affonda le radici nel 1963, quando, in occasione di una mostra personale del duo a Düsseldorf, Christo e Jeanne-Claude avvolsero per la prima volta un maggiolino messo a disposizione dall’artista amico Claus Harden. All’epoca, il gesto ebbe vita breve: il proprietario chiese che l’auto tornasse alle sue condizioni originali. Solo cinquant’anni dopo, nel 2014, Christo decise di ricreare l’opera, acquisendo un veicolo identico e ripetendo l’azione: stesso modello, stesso spirito trasformativo. Oggi l’auto, completamente avvolta, si inserisce nella sezione della mostra alla Neue Nationalgalerie intitolata A More Beautiful Life, dedicata allo sguardo critico degli artisti sulla società divisa della Germania degli anni ’60 e ’70. Un contesto dominato dalla propaganda politica, dal consumo di massa e dall’influenza crescente dei media.”Wrapped Volkswagen”, Christo und Jeanne-Claude verpacken einen VW-Käfer anläßlich Christos Einzelausstellung in der Galerie Schmela, Düsseldorf. Ort der Aktion ist der Hinterhof in der Hüttenstraße 104 in Düsseldorf, 19. Februar 1963, © bpk / Charles Wilp, © 1963 Christo und Jeanne-Claude Stiftung La presenza del maggiolino impacchettato all’interno della galleria berlinese rappresenta così un cortocircuito visivo: l’icona dell’industria automobilistica tedesca posta al centro di una riflessione museale sul potere delle immagini e della memoria collettiva. Con l’aggiunta di quest’opera alla propria collezione, il museo tedesco sottolinea il valore di una pratica artistica che ha saputo coniugare radicalità e delicatezza. Il Wrapped Beetle non è solo un oggetto, ma un segno sospeso tra presente e passato, tra ciò che si mostra e ciò che si cela, tra ciò che resta e ciò che si trasforma. Arte immateriale, che alla fine riprende corpo è diviene leggendaria. Arte di propaganda, per chi crede nel primato delle idee sul materialismo economico. Idee, primo motore del mondo. Questo il messaggio per la posterità. Passato e futuro che si incontrano per ricordare – proprio nel paradosso di un’opera istantanea – che il mondo non è solo “nowness”, istantaneismo.
Source: Arte