I funerali della professoressa 54enne si terranno alle ore 17 nella chiesa di Civitella San Paolo. La denuncia della Cgil: “La sua morte non è una fatalità”
di Deborah Di Vincenzo
ISERNIA/ROMA. È stata eseguita oggi l’autopsia sulla salma di Alessandra Casilli, la prof 54enne morta lo scorso 11 giugno lungo la Statale 85, a seguito dell’incidente accaduto all’interno della galleria in territorio di Macchia d’Isernia. Quella mattina stava tornando a casa dopo aver sostenuto la prova orale del concorso docenti a Campobasso.
L’esame è stato effettuato nel pomeriggio all’obitorio del Veneziale di Isernia. Subito dopo il magistrato ha concesso il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia per la celebrazione del rito funebre, che si terrà mercoledì alle ore 17 nella chiesa di Civitella San Paolo, in provincia di Roma.
Una tragedia che ha riacceso i riflettori sulle tante criticità legate al precariato nel mondo della scuola. Le hanno evidenziate i colleghi della 54enne in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e lo ha ribadito in una nota la Flc Cgil. “Gli esami fuori regione – scrive il sindacato – sono una indecente consuetudine dei concorsi per docenti, servono a far risparmiare soldi all’amministrazione che accorpa più commissioni, e sono una pena aggiuntiva per chi vuole uscire dal precariato. Alessandra Casilli aveva 54 anni, era ancora una docente precaria, come un quarto dei docenti italiani. Precari storici, come si usa dire con un desolante ossimoro. Persone che svolgono un lavoro fondamentale e strutturale per il funzionamento della scuola italiana, ma per cui lo stato non ritiene giusto garantire il diritto a un lavoro dignitoso”.

“La morte di Alessandra Casilli – evidenzia ancora la Cgil – non è una fatalità ma una morte sul lavoro, come viene appunto ricordato da chi faceva parte della sua stessa comunità scolastica e aveva condiviso il lavoro dell’anno, compresi gli scrutini che erano in corso la settimana scorsa. La giurisdizione italiana, parla di morti sul lavoro “in itinere”, per quegli incidenti che avvengono negli spostamenti tra casa e posto di lavoro, o tra un posto di lavoro e un altro. Ma la morte di Casilli mostra, se si può dire, un carattere ancora più drammatico della svalutazione del lavoro in Italia: il tempo di qualità che i docenti dedicano alla propria formazione non viene considerato lavoro, il tempo di qualità che i docenti dedicano alla relazione educativa e alla cura degli studenti fuori dalle mura scolastiche non viene considerato lavoro”.
Source: Isernia News