Rubrica Senza Tempo | Lara

Racconti a cura della scrittrice Greta Rodan: ogni prima domenica del mese su isNews


Quella notte stava sveglia a guardare il soffitto, a immaginare di guardare il soffitto, come accade in tutte le favole, a girarsi i pollici al buio, a fare piccoli sbuffi e a dare colpetti all’enorme corpo accanto al suo, nel tentativo di farlo muovere in una posizione diversa, nella quale il diligente cantilenante insopportabile russare cessasse. Si ricordò di tutti gli uomini prima di quello che indistintamente si erano detti certi di non russare, sproloquiando sul fatto che nessuna si fosse mai lamentata. Eppure puntualmente si era ritrovata in questo stato di cose sospeso e snervante, generato dal ronfare di fidanzati e mariti che avevano popolato tante notti.

In una famiglia di generazioni di gente sposata per sempre, che non si era lasciata mai nella buona e nella pessima sorte, di abitudine quasi serena, o almeno costante, all’infelicità, Lara aveva sostenuto con frenetica dedizione una ricerca docile e insieme appassionata dell’uomo ideale e che naturalmente non esiste; ma nessun sognatore lo sa o nessun sognatore se ne ricorda, così continua a cercare. Questa caratteristica, unita alla sua insaziabile curiosità e al suo leggero andare per il mondo, aveva fatto stabilire ai familiari tutti che la ragazza poi donna non avesse tutte le rotelle a posto, che niente ci si potesse fare, e che bisognasse solo sperare che prima o poi incontrasse un uomo tanto buono da sopportarla. Sopportarla. Proprio questo verbo usavano nelle chiacchierate a bassa voce, durante i pranzi familiari in chiassosi ristoranti, ai quali lei si sottraeva con graziosa maestria, presidentessa ad honorem del circolo della stranezza, nel quale la normalità era qualcosa di davvero simile, in verità sovrapponibile, alla grettezza.

Ma non erano questi i pensieri che attraversavano i pollici di Lara quella notte, né le altre notti come quella, adesso del tutto disinteressata a queste schiere familiari così aliene e lontane. In quelle ore ormai piccole, e come aveva fatto negli ultimi anni, l’impossibilità a dormire le fece scegliere la strada della piccola veranda appena oltre la cucina, popolata da piante vivissime e da un cavalletto di legno ingioiellato da resti di acrilici e oli, compagni di insonnia. Lara non dipingeva mai se non in quelle ore, per una speciale e inspiegabile furia e, considerato un certo numero di amori che avevano popolato le sue stagioni, altrettanti erano i quadri prodotti dall’immaginazione, accatastati in un magazzino vicino alla piccola veranda. Quella notte dipinse una tela informale, fortemente materica e con un certo primitivo fascino. L’alba a est aveva a quel punto annunciato il nuovo giorno, Lara abbandonò colori e pennelli in gran disordine, lasciò la tela sul cavalletto e preparò due caffè, uno per lei e uno per Stefano, l’uomo che in quel momento ancora russava e che era entrato da poco nella sua vita, così poco che quella era stata la loro prima notte passata “insieme”.

Guidata dalla luce che filtrava dalle serrande non del tutto sbarrate, Lara raggiunge la camera, con un bacio svegliò l’uomo e gli offrì il caffè. “Buongiorno, ho dormito benissimo, e tu” le domandò lui, “ho dormito poco perché hai russato!” disse lei, senza rimproverarlo ma con tenerezza. “È impossibile, io non ho mai russato!” Lara non voleva certo discutere, quell’uomo le piaceva e, porgendogli una mano, lo invitò a seguirla in veranda per fargli vedere il quadro. 

“Visto che ero sveglia, ho dipinto tutta la notte!” sorrise, indicando l’opera.

Lui guardò il quadro, poi guardò lei, e freddamente sentenziò: “È davvero brutto!”

Questa, come tutte le favole, ci insegna a non credere alle favole ma ancor meno a quelli convinti di non russare, e che poi russano. Quelli sono veramente fetenti.

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Greta Rodan è una scrittrice, poetessa e performer italiana. È nata a Napoli nel 1980. Ha pubblicato i romanzi ‘Troppo bianca per restare’ (Milena Edizioni, 2015 e ‘Voglio spendere una parola per te’ (DieciLune, 2024), alcune raccolte di poesie tra cui ‘L’idea del Pane’ e ‘Come una bocca d’estate’. È di recente uscita la silloge ‘Merìcula’ (Macabor, 2025). È autrice dei monologhi ‘Un volo molto rapido’ e ‘Nei miei panni’, trasposti in spettacoli teatrali.

Opera: I Met You Thousands of Years Ago
Artist: ©️Kim Bo Yung
(Korean American, U.S.)
(Medium: pen and ink)

Source: Isernia News