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Europa solidale?

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di padre Gianfranco Grieco (Capo Ufficio Pontificio Consiglio pro Familia)
L'Europa del futuro o sarà solidale o perdera' la sua  anima. La storia di ieri ci insegna che il comune sentire del popolo europeo in materia di valori che univano popoli, etnie e nazioni si basava sulla comune identità religiosa. Era  il cristianesimo ad unire popoli, etnie e nazioni. Era la fede a fare di più popoli un solo popolo che la teologia cattolica chiama il <popolo santo di Dio>.
Con l'avvento del protestantesimo e con il declino del cristianesimo dalla primitiva unione (meglio dire unità) si registrava, purtroppo, il primo sussulto di sbandamento e di debolezza. Alla <civiltà cristiana> seguiva il tempo della società liquida, dove i valori che un tempo costituivano il vero tessuto della società religiosa e civile registravano un primo sbandamento ed una successiva scissione.
A questa nuova situazione seguiva il naturale disgregarsi della primitiva unità. Alla unitiva fede cristiana seguiva l'entrata in campo della politica degli Stati del XX secolo che schiacciavano le libertà e condizionavano i popoli.
Non era più la fede che aveva la forza unitiva ma la politica a porre in atto le sue scelte e ad imporre soluzioni che giovavano più alle caste che a quanti avevano bisogno di aiuto e di soccorso.
Quanto stiamo registrando in questi giorni, in materia di soldarietà europea (vedi salvataggio della Grecia in extremis e l'atteggiamento dei più forti nei riguardi dei più deboli), è soltanto l'apparente soluzione di facciata che non ha nulla a che fare con il vero concetto di solidarietà. Oggi solidarietà vuol dire soprattutto andare in soccorso di uno e poi porgergli le condizioni per restituirgli quanto a suo tempo è stato solo momentaneamente prestato. Si parla, ma soltanto per dare voce al fiato, di solidarietà politica, di solidarietà sociale, di solidarietà culturale e così via....
Ma, la vera solidarietà o sarà <religiosa> o non sarà solidarietà. Per solidarietà religiosa intendiamo la fedeltà a quel motto che già il grande Papa Paolo VI offriva ai popoli e alle nazioni nella stagione del nuovo progresso: <Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella>. La chiesa sin dai tempi di Leone XIII - siamo alla fine dell'ottocento - indicava nella <Rerum novarum> il cammino sociale dei nuovi poli del vecchio continente per formare una nuova famiglia umana. Poi Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI con le loro encicliche sociali dettavano le nuove regole per costruire una Europa unita e solidale. Baste leggere la <Populorum progessio>, la <Centesimus annum>, e la <Caritas in veritate> per cogliere in profondità una proposta sociale che, se si mettesse in pratica, rivoluzionerebbe per davvero il presente ed il futuro della <Famiglia delle Nazioni>, come amava sognare il grande Giovanni Paolo II.
Europa solidale quindi vuol dire una Europa senza muri e senza steccati, non una Europa unita soltanto dall'economia, ma unita soprattutto dai valori. Sino a quanto non si avvererà questo prodigio europeo saremo sempre alla affannosa ricerca di un nuovo mondo europeo, che ci sembrerà vicino ma che, purtroppo, sarà sempre più lontano.

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