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Qualcosa si muove in Europa? L’incitamento di Barroso

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di Giuseppe Blasi  
E’ in ogni caso consolatorio,in epoca di crisi, costatare una identità di analisi tra chi, come me, tenta di capire un fenomeno, quale quello della disaffezione del cittadino europeo alle istituzioni che l’Europa si è data, e colui che dell’Europa è una delle massime espressioni essendo il Presidente della Commissione europea e cioè José Manuel Durao Barroso. Il confronto tra uno dei passi a mio parere più significativi dell’analisi di Barroso nel suo “Discorso 2011 sullo stato dell’Unione” tenuto a Strasburgo il 28 settembre, e quanto ho analizzato nel mio precedente scritto apparso su questa testata nel mese di settembre, non lascia dubbi. Ecco quindi Barroso: “…Ritengo che questa sia la più grande sfida della storia della nostra Unione. E’ una crisi finanziaria, economica e sociale, ma anche una crisi di fiducia nei nostri leader in genere, nella stessa Europa e nella nostra capacità di trovare soluzioni. L’origine della crisi è chiara:l’Europa non ha colto la sfida della competitività…Molti cittadini europei paventano il futuro. E’ fortissimo il rischio di chiusure nazionali o addirittura nazionalistiche. Le reazioni populiste stanno mettendo in discussione le principali conquiste dell’Unione:l’euro, il mercato unico e persino la libera circolazione delle persone…”
Precedentemente nel ricordato articolo avevo sostenuto che: “In contrasto con quelle originarie speranze e sogni, sarà bene ammettere, con sano e costruttivo realismo, che oggi i cittadini degli stati che compongono l’Unione percepiscono maggiormente questa come una sovrastruttura, a volte ingombrante, che interferisce con le loro tradizioni, spesso con i loro interessi personali, senza ritorni apprezzabili… Allo stato, indiscutibile è lo scetticismo verso l’appartenenza europea ormai diffuso tra le popolazioni che per prime hanno aderito all’Unione laddove neanche alcuni governi sono esenti da ripensamenti… La grave crisi economica che tocca principalmente Europa e Stati Uniti ha messo a nudo la fragilità dell’unione del vecchio continente, costruzione che ha raggiunto uno stadio che a stento si potrebbe definire intermedio, con la conseguenza che viene messo ora in discussione persino il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone…”
Essendo, quella citata, l’analisi di Barroso, non posso non solo concordare pienamente, ma soprattutto non posso a questo punto non coltivare la speranza che, fatta l’analisi della malattia, vengano trovati e approntati i medicamenti.
Gli interrogativi che Barroso si pone e pone, all’assemblea tutta dei parlamentari europei, vorrebbero suonare come retorici e contenere in sé positive risposte da parte di coloro, compresi i governi nazionali, sui temi proposti.
Domanda ancora Barroso: “…Siamo una vera Unione? Abbiamo realmente la volontà di sostenere la moneta unica? Gli Stati membri più vulnerabili sono veramente decisi ad attuare le riforme necessarie? Gli Stati membri più prosperi sono realmente disposti a dar prova di solidarietà? L’Europa è veramente in grado di rilanciare la crescita creare occupazione?”
“Oggi vi dico: la situazione è grave, certo, ma vi sono soluzioni alla crisi. Esiste un futuro per l’Europa se facciamo rinascere la fiducia, e per questo ci servono stabilità e crescita, ma anche volontà e leadership politica…”. E più oltre “La stabilità e la responsabilità non bastano. Abbiamo bisogno di stabilità, ma anche di crescita. Abbiamo bisogno di responsabilità, ma anche di solidarietà”.
Sono questi i punti di principio più alti del discorso di Barroso il quale individua poi in una serie di importanti interventi che l’Unione si appresta, o dovrebbe fare, gli strumenti per uscire dalla crisi.
Innovazione, infrastrutture moderne e interconnesse, strumenti che connettano l’Europa a livello di energia (urgente e prioritaria a mio avviso), trasporti e digitale.
Il tutto da realizzare tramite project bond dell’UE finanziati tramite Eurobond veri e propri.
Barroso sembra avere le idee molto chiare. Gli strumenti suggeriti sono quelli che molti, anche in Italia, compreso chi scrive, hanno per anni suggerito ai governi che si sono succeduti ma purtroppo senza risultato alcuno. La nostra politica è troppo impegnata in una guerra intestina senza risparmio di colpi che indebolisce la funzione della medesima di fronte all’opinione pubblica senza realizzare un minimo di benefici per la parte sana di un popolo, quello italiano, che deve la propria sopravvivenza unicamente alla sua capacità di lavoro e di inventiva, ma anche alla sua capacità di movimento all’interno di un labirinto di leggi, di consuetudini e di ostacoli che proprio la politica (con la modesta eccezione di quella meno compromessa con interessi personali, se esiste) frappone allo sviluppo civile del Paese.
Tornando all’analisi del Presidente Barroso, appaiono rilevanti altri due argomenti di ordine politico generale che egli ha citato, che definirei piuttosto imperativi assoluti. Con il primo Barroso sostiene che “…se l’Europa vuole esercitare tutta la sua influenza, se l’Europa vuole veramente essere una potenza, bisogna rafforzare la politica estera e di sicurezza comune…per conferirci una reale importanza sulla scena mondiale”. 
Con il secondo sostiene un argomento da noi avversato dai cosiddetti “progressisti” e che riguarda il mondo giovanile per il quale è urgente proporre politiche atte a “…rassicurare i giovani europei che non trovano lavoro. E’ molto meglio trovare un apprendistato, un tirocinio, che far parte di chi manifesta per esprimere la propria sfiducia nell’Unione considerata nel suo complesso”.
La sferzata di Barroso agli onorevoli rappresentanti dei popoli europei, che scarso rilievo ha trovato sulla stampa italiana, nelle sue linee guida, appare quanto di più realistico, concreto, necessario e non strettamente legato alla difficile attuale contingenza, sia stato fino a questo momento proposto per costruire realmente l’Europa. 
Se i governi nazionali e i parlamentari europei sapranno e vorranno valutare appieno, con l’azione immediata quindi, quanto lucidamente Barroso ha prospettato sullo stato dell’Unione, allora quest’ultima avrà ragione di continuare a esistere per l’utilità presente e futura non solo dei popoli che a essa aderiscono.
Insomma, Signori rappresentanti, le idee e i progetti giusti esistono, fate in modo che possano divenire realtà.
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