di Andrea Maresi
A dispetto dell’ampio mandato parlamentare, grazie al voto di fiducia del 22 ottobre scorso, il Presidente della Commissione europea s'è dovuto ripresentare anzi tempo di fronte ai 751 eurodeputati lo scorso mercoledi 12 novembre riuniti in sessione plenaria a Bruxelles, per un intervento straordinario in seguito al caso LuxLeaks. Il dibattito era stato inserito all’ultimo momento nell’ordine del giorno della sessione plenaria per discutere di lotta all'evasione fiscale dopo il recente scoop giornalistico sugli accordi segreti che concedono trattamenti fiscali preferenziali alle aziende multinazionali in Lussemburgo. Alle domande dei deputati in tema di armonizzazione fiscale e trasparenza rispetto alle decisioni fiscali nazionali, il lussemburghese Juncker ha ricordato che il suo paese non ha adottato iniziative fiscali illegali, anche se ha ammesso che "probabilmente c'è stata una certa quantità di evasione fiscale, come avviene in altri paesi dell'Ue". Junker ha poi confermato che il Commissario Moscovici presenterà a breve proposte per uno scambio automatico di informazioni sulle decisioni fiscali nazionali. I principali gruppi politici al Parlamento europeo si sono detti fiduciosi che Junker risolverà presto i problemi che sono ora sul tavolo, aggiungendo che "non è l'Unione europea che ha fallito ma gli Stati membri che non hanno compiuto sforzi per armonizzare le loro basi fiscali imponibili". E allora lotta ai paradisi fiscali, con sanzioni severe per i trasgressori e una rendicontazione fiscale paese per paese, questa la richiesta della maggioranza dell'Aula. In particolare, il presidente del gruppo S&D, Gianni Pittella, ha affermato che sente l'indignazione per i cittadini che si sento feriti del comportamento delle grandi aziende che non pagano le tasse nei paesi in cui si sono avuti i profitti, mentre Guy Verhofstadt, presidente del gruppo ALDE, ha chiesto che l'indagine della Commissione sia completata entro la fine dell'anno con risposte concrete. Nel frattempo, il gruppo EFDD ha presentato una mozione di sfiducia firmata da 76 deputati, tra i quali gli iniziatori del M5S, Lega e Le Pen, che sarà discussa lunedi 24 novembre a Strasburgo e votata probabilmente giovedì 27.
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