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Diplomazia: donna è meglio?

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Roma, 23 ottobre 2010 – Solo il 13 maggio 1960, con sentenza numero 33, la Corte Costituzionale accolse il ricorso di una giovane napoletana, Rosa Oliva, dottoressa in Scienze Politiche, respinta al concorso per diventare prefetto, semplicemente perché donna. La Corte diede ragione alla Oliva avvalendosi del primo comma articolo 51 della Costituzione, in merito alle pari opportunità e condizioni di uguaglianza uomo-donna. Perché la sentenza fosse applicata anche alla carriera Diplomatica, dovettero passare altri 7 anni. Oggi, però, se la diplomazia contemporanea in Italia vede una crescente presenza del genere femminile, sono ancora fin troppo evidenti avanzamenti di carriera molto più lenti rispetto all’altro sesso. Un problema che però non sembra caratterizzare altre Nazioni che più frequentemente si affidano alle donne per l’esercizio della professione diplomatica. La Tavola Rotonda “Diplomazia: Donna è Meglio?”, ha messo a confronto l’esperienza Italiana con quella di altri Paesi, caratterizzati da culture, tradizioni e religione diverse. A introdurre il dibattito il professor Pietro Pastorelli, già Ordinario Emerito di Storia dei Trattati e Politica Internazionale, e poi la Professoressa Marta Dassù, Direttore Generale della sede italiana Aspen Institute, l’Ambasciatrice Liana Marolla, Coordinatore Cooperazione Culturale Decentrata MAE, S.E. Carla Mucavi, Ambasciatrice del Mozambico in Italia, S. E. Tasnim Aslam, Ambasciatrice del Pakistan in Italia, S.E. Ertharin Cousin, Ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Agenzie delle Nazioni Unite, e, per finire, l’Ambasciatrice Anna Della Croce. Il Convegno ha dimostrato come nel nostro Paese si vivano ancora condizioni che ostacolano la crescita professionale delle donne, alle quali, per fare carriera non basta di essere altrettanto brave dei propri colleghi maschi, ma devono dimostrarsi invece eccezionali per essere riconosciute e promosse.
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